La differenza di prezzo fra i medicamenti venduti in Svizzera e all’estero è ben lungi dal diminuire. Anzi, complice la forza del franco è persino aumentata: lo dice uno studio pubblicato venerdì da Santésuisse - una delle organizzazioni mantello delle casse malati - e da Interpharma, associazione delle imprese farmaceutiche. Lo scarto medio è passato dal 5,4% dello scorso anno all’8,9% per i farmaci protetti da brevetto.
Laddove il brevetto è scaduto, la differenza è del 14,3% (10,8% un anno fa), mentre si sale al 29,9% per i farmaci biosimilari (simili al prodotto originale) e addirittura al 45,3% per i generici, quelli che si caratterizzano per lo stesso principio attivo, la stessa forma farmaceutica, la stessa modalità di somministrazione e lo stesso dosaggio di un preparato la cui protezione brevettuale non è più in vigore.
Il confronto è stato fatto con i prezzi in vigore in Francia, Germania, Regno Unito, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia, nel periodo compreso fra gennaio e aprile.
Commentando questi dati, Verena Nold di Santésuisse chiede che la Confederazione adotti provvedimenti immediati, in particolare per i generici. Nell’acquisto di medicamenti, i costi della salute potrebbero essere ridotti di 1,3 miliardi di franchi l’anno senza perdere qualità delle cure. René Buholzer di Interpharma sottolinea invece piuttosto le differenze ridotte per i prodotti ancora protetti: a cambi costanti, sono solo del 2%, afferma, e i prezzi in generale sono in continuo calo in questa categoria.
RG delle 12.30 del 30.05.24, il servizio di Alessio Veronelli
RSI Info 30.05.2024, 13:42
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