A Berna è tutto pronto per l’arrivo del presidente francese Emmanuel Macron. Nel pomeriggio di mercoledì sarà accolto con gli onori militari dal Consiglio federale in corpore. Giovedì sarà all’Università di Losanna e al CERN di Ginevra.
Nei vari incontri si parlerà anche delle forniture di elettricità da parte della Francia alla Svizzera. Perché è un tema importante? Ne abbiamo parlato con Massimo Filippini, professore di economia e politica energetica all’USI e al Politecnico federale di Zurigo.
Qual è il rapporto fra Svizzera e Francia in fatto di energia?
La Svizzera è un Paese che importa ed esporta molta energia elettrica. I partner commerciali più importanti sono la Francia e l’Italia. Importiamo in particolare dalla Francia ed esportiamo più o meno la stessa quantità di elettricità verso l’Italia.
E che tipo di problemi ha avuto o ha la Francia che potrebbero minare queste forniture di elettricità alla Svizzera?
Il settore elettrico francese è caratterizzato dalla presenza di molte centrali nucleari. E negli ultimi anni queste centrali hanno avuto problemi tecnici importanti. Si parla di corrosione di alcune strutture, che hanno quindi portato alla chiusura temporanea di diversi impianti. Questi problemi potrebbero accentuarsi e quindi ridurre la capacità di esportazione di elettricità verso la Svizzera. È importante diversificare i Paesi di importazione e soprattutto aumentare la produzione di energia elettrica in Svizzera, penso in particolare allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile.
Dal 2025 l’Unione europea vorrebbe che i Paesi membri trattenessero in casa il 70% delle capacità elettriche. Questo cosa significherebbe per la Svizzera?
Gli effetti per la Svizzera di questa regola del 70% dipendono molto dal tipo di accordi sul settore elettrico che saranno trovati con l’Unione europea nei prossimi anni. In caso di un accordo quadro oppure di accordi sottoscritti in forma bilaterale con gli operatori degli altri Paesi - e questa possibilità esiste da un punto di vista anche giuridico - non vedo grossi problemi.
L’ultima visita ufficiale di un capo di Stato francese risale all’aprile 2015, quando allora al Palazzo dell’Eliseo sedeva il presidente François Hollande. In quell’occasione, Berna e Parigi avevano celebrato la loro riconciliazione dopo anni di dispute fiscali iniziate sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy.
Le relazioni erano tornate a essere tese, soprattutto dopo la decisione della Svizzera di acquistare i suoi nuovi caccia (F-35) dagli Stati Uniti anziché optare per i Rafale di produzione francese, un episodio, questo, che aveva piuttosto indispettito Parigi.