Gli Stati hanno preso posizione mercoledì sulla decisione del Governo di migliorare l'accordo istituzionale con i Ventotto, approvando con 21 voti contro 14 e 6 astensioni, la mozione che chiede di preservare l'attuale livello di protezione dei salari e gli aiuti statali, nonché d'escludere dall'intesa la direttiva di Bruxelles sulla cittadinanza. Questo senza parlare esplicitamente di nuovi negoziati, parola evitata anche dal Governo che aveva usato "precisazioni" e "chiarimenti" necessari.
Sempre secondo il testo della mozione, volto a sostenere politicamente gli sforzi dell'Esecutivo, gli svizzeri dovranno continuare ad avere l'ultima parola anche nel caso di ripresa dinamica del diritto comunitario.
In quest'ottica, andranno definite chiaramente quali fattispecie potranno dare adito a una consultazione della Corte di giustizia europea da parte del tribunale arbitrale. Le sentenze dei giudici elvetici, stando ai parlamentari, non dovranno poter essere annullate indirettamente dall'istituzione con sede in Lussemburgo; occorrerà inoltre prevedere rapporti periodici sulle controversie pendenti e sulla loro composizione.
La missiva del Governo e la risposta di Jean-Claude Juncker sono state citate a più riprese. Impossibile rispettare il termine di una settimana imposto da Bruxelles. "Se Dio ha creato il mondo in sei giorni, deve essere possibile anche concludere un accordo quadro", ha ironizzato il portavoce commissionale Pirmin Bischof, invitando a "mantenere la calma". Tanto Ignazio Cassis, che ha ringraziato per il "dibattito interessante", quanto i consiglieri di Stato sono concordi su una cosa: nella forma attuale, l'intesa non godrebbe dell'appoggio di una maggioranza degli svizzeri.
RG 12.30 del 12.06.2019 L'intervista di Mattia Serena a Ignazio Cassis
RSI Info 12.06.2019, 14:42
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Cassis sulla lettera di Juncker
“Il Consiglio federale parlerà della lettera di Juncker. È arrivata martedì, non ne abbiamo ancora avuto l’opportunità”, afferma Ignazio Cassis riguardo alla missiva del presidente della Commissione europea evocata a più riprese nel dibattito agli Stati. “I sei giorni citati”, spiega il capo del Dipartimento federale degli affari esteri, “hanno a che fare con il prolungamento dell’equivalenza borsistica, vogliono per quella data avere le idee in chiaro su cosa decidere”.
RG 18.30 del 12.06.2019 La corrispondenza di Mattia Serena
RSI Info 12.06.2019, 20:32
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L'intervista a Ignazio Cassis
Telegiornale 12.06.2019, 22:00