All’Hallenstadion di Zurigo oggi, martedì, andrà in scena quella che sarà molto probabilmente l’ultima assemblea degli azionisti della storia di Credit Suisse. Azionisti che non hanno avuto voce in capitolo nell’operazione di salvataggio che ha portato all’acquisizione da parte di UBS.
Quella odierna, “sarà la giornata dei piccoli e grandi azionisti della rabbia, la nostalgia e le prevedibili accuse e domande rivolte dal palco ai responsabili del tracollo di Crédit Suisse”, rileva l’inviato RSI a Zurigo, Gianluca Olgiati.
Dopo tre anni di silenzio dovuti alla pandemia, gli azionisti tornano a riunirsi di persona. E lo fanno nel momento più difficile dei 167 anni di storia della banca.
Presenza simbolica, poche le decisioni da prendere
Una presenza più che altro simbolica, perché grosse decisioni gli azionisti non ne possono più prendere dopo l'acquisizione da parte di UBS. Dall'Ordine del giorno sono stati stralciati alcuni punti niente distribuzione di dividendi. Non si voterà, va da sé, nemmeno sul bonus speciale da 30 milioni di franchi previsto per i manager nel caso in cui avessero portato a termine con successo la ristrutturazione. E soprattutto i vertici della banca hanno rinunciato a chiedere il discarico, ossia l'atto formale che li avrebbe posti al riparo da azioni di responsabilità. Una sonora bocciatura sarebbe infatti stata scontata.
“E così è possibile che la frustrazione di molti azionisti si scandalizzi su una delle poche decisioni ancora da prendere, quella della rielezione dei membri del consiglio di amministrazione, necessaria perché fino a fusione avvenuta, la banca deve ancora funzionare”, sottolinea il nostro inviato.
Tuttavia, molti rappresentanti di azionisti di peso hanno già annunciato che non intendono riconfermare nemmeno il presidente Axel Lehmann: per lui le prossime saranno comunque ore concitate e c'è molta attesa di sentire con quali parole si rivolgerà agli azionisti.