Svizzera

I Leopard fanno discutere anche in Italia

Nei rapporti al Parlamento nessuna traccia dell'autorizzazione alla vendita alla RUAG

  • 8 settembre 2023, 18:58
  • 15 settembre 2023, 18:08
Vetusti, secondo chi li ha venduti

Vetusti, secondo chi li ha venduti

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L'operazione di vendita dei tank Leopard 1 alla società svizzera Ruag Defence nel 2016 "è stata realizzata durante le precedenti gestioni" ed "è stata approfondita la documentazione in possesso dell'Agenzia dalla quale emerge che la vendita dei mezzi in oggetto, Leopard 1 A5 e relative parti di ricambio, ha seguito tutte le procedure di legge previste per il trattamento e l'esportazione di materiale d'armamento". Risponde così l'Agenzia Industrie Difesa (AID) - ente di diritto pubblico che sottostà al Ministero italiano della Difesa - riguardo alla vendita risalente al 2016 che tanto ha fatto discutere in Svizzera - fino all'indagine esterna commissionata da Viola Amherd -, in Germania - dove è stata aperta un'inchiesta per corruzione nei confronti di un ex manager - e ora solleva un polverone anche a Roma.

03:36

Carri armati Leopard, inchiesta anche in Italia

SEIDISERA 08.09.2023, 18:23

La vicenda, lo ricordiamo, riguarda l'acquisto di un centinaio di blindati da parte dell'impresa di proprietà della Confederazione, mezzi che l'esercito italiano considerava vetusti e ancora oggi parcheggiati nei pressi di Gorizia, dopo essere stati per un certo periodo nel Vercellese. Proprio dal deposito vicino a Gorizia la cellula d'inchiesta della RSI aveva svelato le prime immagini dei blindati, dopo aver rivelato anche i documenti riservati con l'accordo di vendita alla Germania già firmato prima dell’approvazione del Consiglio federale, poi negata.

RUAG avrebbe voluto venderli in Germania, dove sarebbero stati riammodernati per poi essere inviati in Ucraina. Il Consiglio federale ha detto "no", ma il caso non si è chiuso lì, anzi. Gli ultimi sviluppi sono per l'appunto quelli italiani.

Il passaggio di proprietà, secondo le norme in vigore nella Penisola, avrebbe dovuto essere autorizzato da un'unità alle dipendenze del Ministero degli esteri e poi finire nei rapporti destinati al Parlamento, organo di vigilanza per le consegne di armi. Come evidenziato da diversi media, però, nei rapporti in questione dell'operazione non c'è traccia.

In assenza dell'autorizzazione, inoltre, RUAG non avrebbe nemmeno potuto rivendere ed esportare i materiali successivamente.

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