“Sono misure sufficienti? Lo si vedrà, ma sono contento che anche la Svizzera si sia mossa: da settembre sembrava paralizzata, non abbiamo fatto finora praticamente niente rispetto a una nuova grossa ondata che arrivava dall’Est Europa; stiamo finalmente facendo qualcosa”. Commenta così il professor Andreas Cerny le proposte presentate oggi (mercoledì) dal Consiglio federale per frenare la pandemia di nuovo coronavirus, evitando così il sovraccarico del sistema ospedaliero, e tutelarsi dall’insorgere della nuova variante Omicron.
“Queste misure sono relativamente miti – aggiunge tuttavia l’infettivologo ai microfoni della RSI -. Ci sarebbe spazio per essere più drastici, anche perché per avere un impatto sulla pandemia bisogna aspettare due o tre settimane dopo l’introduzione di nuove misure”.
Il Governo ha messo in consultazione l’obbligo per tutti di indossare la mascherina negli spazi chiusi: una sorta di ritorno ai fondamentali, segno anche che la popolazione aveva dimenticato le regole fondamentali, come proteggersi e mantenere le distanze? “Sì – risponde Cerny –, ma resta anche la necessità di farsi vaccinare, per se stessi e per gli altri”.
Cerny definisce inoltre “un pretesto” l’insorgenza della nuova mutazione Omicron sottolineata dal Governo per varare nuove restrizioni: “Siamo di fronte a un’epidemia di variante Delta; abbiamo pazienti in cure intense e molti non ce la faranno, altri avranno un lungo decorso. Questa ondata andrà avanti: almeno per le prossime due settimane i casi continueranno a raddoppiare”.
In Austria, ricorda il professore, “con delle misure ben più drastiche, la mascherina per esempio è obbligatoria a scuola a partire dai sei anni, si vede solo un rallentamento dell’aumento e forse una discesa. Le settimane che abbiamo di fronte a noi non saranno belle: abbiamo perso tempo”.
Cenry conclude spiegando che sarà anche necessario puntare sul telelavoro, per diminuire contatti e movimenti delle persone.