Il Gripen, un altro aereo, nessun aereo? L’alternativa fra le prime due opzioni viene risolta nel novembre del 2011 dal Consiglio federale, che preferisce il caccia svedese al Dassault Rafale e all’Eurofighter, ritenuti dagli esperti più performanti. Da sostituire, va ricordato, ci sono gli ormai vetusti Tiger dell’aviazione militare. “Sono convinto che il Gripen sia di gran lunga la migliore soluzione per la Svizzera”, afferma Ueli Maurer.
Costa meno
È soprattutto la soluzione più a buon mercato. Il ministro della difesa si gioca sul dossier una bella fetta di credibilità e non cambia idea nemmeno quando il costruttore francese, siamo alla fine dell’estate del 2012, torna alla carica con una nuova offerta: 22 apparecchi, tanti quanti sarebbero i Gripen, per il medesimo prezzo, poco più di 3,1 miliardi di franchi.
Un aereo "di carta"
Nel frattempo, le critiche non piovono solo dal campo rosso-verde, che di un nuovo caccia non ne vuole sapere: i presidenti di quattro partiti borghesi (PLR, PPD, PBD e Verdi liberali) a fine settembre indirizzano 36 domande al Governo e anche una sottocommissione ad hoc del Nazionale esprime i suoi dubbi, pur senza rimettere in causa l’ammodernamento della flotta: “la scelta dell’apparecchio è quella che comporta i maggiori rischi tecnici, commerciali, politici, finanziari o di scadenza nella consegna”. Questo perché il caccia svedese, nella versione “E” che Berna vorrebbe, esiste solo sulla carta e deve ancora essere sviluppato.
Possibile il referendum
Il dossier arriva in Parlamento a metà novembre: la proposta è di prelevare annualmente 300 milioni di franchi dal budget ordinario dell’esercito (5 miliardi) e di costituire un fondo speciale per procedere all’acquisto. Il Consiglio federale, in questo modo, non si sottrae alla possibilità del referendum, che la sinistra si affretta a preannunciare. “Il popolo sarà sicuramente il più grande ostacolo da superare”, pronostica Maurer, e gli ambienti di destra vicini alle forze armate avrebbero preferito aggirarlo.
Contemporaneamente, arriva la risposta alle preoccupazioni dei partiti borghesi: la consegna dei primi esemplari è stata posticipata dal 2015 al 2018, ci sarà la possibilità di noleggiare transitoriamente i già esistenti modelli C e D, i costi di esercizio annui saranno di 102 milioni di franchi. L’assemblaggio avverrà in Svezia, non in Svizzera. In caso di ritardi nella fornitura, la Confederazione sarà rimborsata, lo prevede il contratto.
I primi "sì" parlamentari
Le spiegazioni non convincono pienamente: il Gripen “non è una Rolls Royce”, ammette la commissione della politica di sicurezza degli Stati, che però il 22 febbraio 2013 con 9 voti contro 4 dà il suo beneplacito all’acquisto. Il plenum la segue il 5 marzo, ma non è raggiunto per un voto il quorum per superare il freno alla spesa e liberare i crediti necessari. Per questo l’oggetto deve tornare alla Camera alta (dove è stato accolto il 18 settembre). L’approvazione del Nazionale giunge senza colpi di scena l’11 settembre: 113 voti a favore, 68 contrari e 6 astensioni.
Il sondaggio è sfavorevole
Nel frattempo si è scoperto che Berna pagherà come anticipo oltre un terzo del prezzo finale (Stoccolma voleva due terzi) e sono cadute le obiezioni dell’economia: Swissmem, organizzazione mantello dell’industria metalmeccanica, esulta quando viene reso pubblico che la Svizzera riceverà in cambio commesse per centinaia di milioni (il 5% del fatturato in Ticino). Restano le resistenze in seno alla popolazione: un sondaggio Isopublic fra 1'000 mille persone nella Svizzera tedesca e romanda fa emergere una maggioranza del 60% contraria all’acquisto di un nuovo caccia, che sia il Gripen o un altro modello.
PON/ats
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Pro e contro
Dubbi sulla scelta del velivolo, dubbi sulla solidità del contratto con la Svezia, dubbi sull’utilità per la Svizzera di un nuovo aereo da combattimento: per gli oppositori, tenuto conto che la natura delle minacce per la Confederazione è mutata ed è oggi essenzialmente terroristica, all’aviazione competono oggi compiti “di polizia” che potrebbero essere svolti in collaborazione con altri paesi. La spesa dunque è ritenuta ingiustificata, basterebbero i 33 F/A-18 attualmente in dotazione. Si teme inoltre che non vengano rispettati i tempi e il budget: è ancora vivo il ricordo dello scandalo dei Mirage che nel 1964 portò alla creazione della prima commissione parlamentare d’inchiesta nella storia. Il credito supplementare di 576 milioni chiesto allora, in aggiunta agli 871 che erano già stati votati nel 1961, venne respinto e costò poi la carriera al consigliere federale Paul Chaudet oltre che ad alcuni alti graduati. Per i favorevoli, invece, la Svizzera anche se non ha un esercito straniero che ne minaccia le frontiere deve guardare a una situazione in possibile evoluzione: l’acquisto dei Gripen va visto in una prospettiva di 30 anni e chi può dirci cosa succederà entro allora? Uno Stato neutrale e al centro dell’Europa non può inoltre affidare la sua sicurezza ad altri. I rischi tecnici e finanziari sono ritenuti sostenibili, anche se permane qualche dubbio sul modello, per qualcuno già obsoleto rispetto alle due alternative scartate, Rafale ed Eurofighter. Non a caso la Confederazione ha chiesto 98 modifiche al progetto, relative in particolare alla velocità, all'autonomia e al radar del Gripen.
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