Nonostante i ricorrenti inverni senza neve, i gestori di impianti di risalita si dicono ottimisti: il settore appare resiliente e innovativo, hanno dichiarato i responsabili dell’associazione di categoria Funivie svizzere, riuniti giovedì a Lugano. A loro avviso il futuro dei comprensori si trova però al di sopra dei 1’800 metri e l’innevamento artificiale è diventato essenziale, complice il riscaldamento globale che è ormai “parte integrante della strategia del settore”, stando al direttore Berno Stoffel.
“Lo sci rimane popolare, anche tra i giovani. La situazione è stabile da circa dieci anni”, ha assicurato il presidente dell’organizzazione Hans Wicki in un incontro con i media. I ricavi della stagione invernale 2023/24 sono al livello del precedente record di 828 milioni di franchi del 2021/22. Sono aumentati i prezzi, visto che l’affluenza - di 23,1 milioni di ingressi - è salita rispetto all’anno prima, ma il picco dell’inverno 2021/22 (25,4 milioni di persone), non è stato raggiunto.
“La gente è disposta a pagare di più per sciare, comunque oggi il costo medio di una giornata di sci è di 38 franchi”, afferma Wicki, che dal 2015 è anche consigliere agli Stati per il PLR nidvaldese. Il numero di persone che accedono alle piste sotto i 1’500 metri sta tuttavia diminuendo e questa tendenza si accentuerà con il riscaldamento climatico. L’estate sta intanto diventando sempre più importante: i proventi di tale segmento sono aumentati nettamente. “Ma siamo ancora a livelli bassi rispetto all’inverno”, ammette il 60enne.
Un’altra preoccupazione è legata all’euro basso e alle difficoltà economiche dei Paesi vicini, che hanno un impatto potenzialmente pesante per tutto il turismo elvetico e non solo quello di montagna.
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Notiziario 17.10.2024, 14:00
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