Il maltempo che si è abbattuto su buona parte della Svizzera alpina nelle ultime settimane, oltre a vittime e pesanti danni alle infrastrutture, ha distrutto anche una parte della rete sentieristica. Un duro colpo per quella che è una delle attività preferite dagli elvetici, anche se la maggioranza dei sentieri resta percorribile e il ritorno del bel tempo fa ben sperare. A soffrire sono però anche diverse capanne, i cui accessi sono in parte compromessi.
L’ultimo evento è stato quello che ha colpito il Mendrisiotto, dove in particolare in Valle di Muggio e nella zona del Serpiano sono diversi i percorsi che l’Organizzazione turistica ha deciso di chiudere per ragioni di sicurezza, si parla di circa il 10% dei sentieri e verosimilmente ci vorranno mesi per ripristinare tutto. Un dato preoccupante?
“Certamente è una fonte di preoccupazione e di molto lavoro – spiega alla RSI il presidente di Ticino Sentieri Stéphane Gronauer –, d’altro canto dobbiamo anche dire che un sentiero su dieci chiuso vuol dire che nove sentieri sono a disposizione degli escursionisti e c’è comunque la possibilità di fare belle escursioni. Questo vale sia per il Mendrisiotto che per tutto il Ticino”.
Provati dal maltempo i sentieri nel Mendrisiotto
SEIDISERA 17.07.2024, 18:33
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Per quanto riguarda la Vallemaggia Gronauer rimarca che le squadre di operatori appena possibile sono andate a verificare lo stato dei sentieri: “Ad esempio la Valle di Campo (come anche il resto della Val Rovana, ndr) è stata risparmiata dagli effetti più gravi del maltempo ed è quindi perfettamente percorribile. I probemi maggiori restano invece in Val Bavona – tuttora inaccessibile – e nella zona di Piano di Peccia. Al di fuori di queste zone però anche le capanne, e penso anche alla Leventina e alla zona del Cristallina, nonostante siano ancora presenti dei nevai in quota, sono raggiungibili e le strutture attendono volentieri gli ospiti”.
In Ticino, su una rete sentieristica di 4’700 chilometri, attualmente risultano infatti comunque percorribili oltre 4’500 km “ed è quindi sempre grande la scelta per poter trascorrere delle giornate nelle nostre valli” conclude Gronauer.
Capanne, il CAS: “Importante prepararsi e informarsi prima di partire”
Anche in Alto Vallese diversi sentieri sono al momento chiusi e, come in Ticino, per alcune capanne non tutti gli accessi sono percorribili. Una situazione che si riflette anche sulle prenotazioni? “È difficile valutare a livello generale – dice alla RSI il responsabile capanne del CAS centrale Bruno Lüthi –, certamente alcune capanne, penso ad esempio all’alta Vallemaggia, hanno sicuramente meno ospiti. Per quanto ci riguarda tutte le capanne del Club alpino svizzero sono aperte, ma è pure vero che non tutte sono accessibili da tutti i sentieri. L’impatto sulle prenotazioni non è prevedibile, perché non sappiamo esattamente com’è la situazione in ognuno dei rifugi. Penso però che appena la meteo migliorerà, molte persone torneranno in montagna nelle prossime settimane”.
Il principale consiglio del CAS agli escursionisti resta quello di informarsi preventivamente sullo stato dei sentieri tramite le applicazioni Swisstopo o Svizzera Mobile, così come tramite il sito web del CAS e delle altre società che gestiscono le capanne. “Non basta quindi guardare le previsioni del tempo, bisogna prepararsi e la cosa migliore quando si vuole raggiungere una capanna è informarsi tramite il loro sito o telefonare. Va segnalato anche che oltre i 2500 metri è presente spesso ancora molta neve che può causare problemi alle escursioni”.
Capanne e riscaldamento climatico: “Bisogna monitorare il permafrost”
Oltre al maltempo le capanne, in particolare a nord delle Alpi, sono sempre più confrontate anche con il riscaldamento climatico, lo scioglimento del permafrost e le valanghe, che hanno già causato ad esempio le chiusure della Mutthornhütte e della Trifthütte nel Canton Berna, ma anche del Mittelaletschbiwak in Vallese. “Ci è difficile ora valutare l’andamento della situazione. Bisogna continuare a monitorare il permafrost, ma non sappiamo quale sito montano potrebbe diventare un vero problema”.
Di recente in Parlamento si è anche discusso di riesaminare il sostegno finanziario da parte della Confederazione: “Il governo federale e in alcuni casi i cantoni, quindi il settore pubblico, danno poco o nulla. Per le capanne ci sono i fondi Swisslos delle lotterie è vero, ma se guardiamo a ciò che le capanne dovranno affrontare in futuro, proprio pensando all’adattamento ai cambiamenti climatici, allora i finanziamenti dovranno aumentare. I costi saranno molto più alti e sarà molto difficile andare avanti con l’autofinanziamento, già ora è molto difficile” conclude Bruno Lüthi.