I nubifragi delle scorse settimane nella Svizzera italiana hanno lasciato dietro a sé, oltre alle vittime umane e animali, un’importante scia di danni al territorio e alle infrastrutture. Danni che vanno mappati, tanto per la valutazione degli stessi quanto per il ripristino e per stabilire l’ordine delle priorità degli interventi. A questo proposito la Opengis.ch, azienda di geoinformatica grigionese co-fondata dal bellinzonese Marco Bernasocchi, ha deciso di donare un’infrastruttura informatica e le relative competenze (QFieldCloud e QField Rapid Mapper) alla Protezione civile di Locarno e Vallemaggia per poter meglio svolgere questo importante compito.
“Tutto parte dalla nostra applicazione opensource che serve già di norma a registrare dati e fotografie sul terreno ed è utilizzata in tutto il mondo. Quando ho visto cosa stava succedendo in Ticino – ci dice Marco Bernasocchi, raggiunto telefonicamente in Repubblica Dominicana – mi sono ricordato di precedenti esperienze professionali dove dopo una catastrofe spesso si ricevono dei dati molto difficili da riutilizzare, come mail con foto allegate oppure screenshot del telefono con indicato un punto di google maps… Ho quindi deciso di preparare un progetto sulla nostra app e ho poi preso contatto con il Cantone e con le persone con cui già collaboriamo da molto tempo in altri ambiti. Da qui sono arrivato alla Protezione civile, che aveva appena introdotto un altro software per gestire l’emergenza e che sviluppiamo sempre noi, e si sono dimostrati subito molto entusiasti di integrare anche questo nuovo sistema di mappatura”.
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Concretamente si tratta di un’app da scaricare su telefono, sia Android che Apple, e che permette ai volontari di muoversi sul terreno e scattare le fotografie alle abitazioni o alle infrastrutture danneggiate, o ancora ai veicoli sommersi o danneggiati. “La fotografia viene inserita automaticamente su una carta con tutti i dati di geolocalizzazione ed è poi possibile anche inserire una descrizione in forma di testo, video o audio. Una volta terminata l’operazione tutto viene sincronizzato e pubblicato automaticamente su una cartina dedicata, mentre i dati vengono salvati su un cloud e restano a disposizione della PCI” spiega ancora Bernasocchi.
L’obbiettivo dell’iniziativa – fornita dalla Opengis.ch a titolo gratuito, ore di sviluppo comprese – è soprattutto quello di capire dove e come intervenire e con che priorità, come pure quello di segnalare alla Protezione civile la necessità di un intervento in un dato luogo, avendo al contempo dei dati precisi e accurati, oltre che facilmente utilizzabili. “Dall’altro lato c’è pure la possibilità di avere foto e dati di prima e dopo gli interventi, che può avere anche dei risvolti motivazionali, oltre a fornire una cronologia di come si è sviluppata la situazione da prima dell’evento a dopo l’evento e infine dopo l’intervento”.
Il progetto, che in Svizzera è una prima, mentre in altri Paesi dopo delle catastrofi è già stato usato, ha pure un altro vantaggio: “L’Ufficio federale di topografia con il suo ottimo servizio di rapid mapping, in caso di disastri di questo tipo interviene nel giro di pochi giorni con droni e/o aerei che fanno le foto dall’alto delle zone colpite. Sono tutte utilissime e ben fatte, ma sono anche tutte sempre e solo dall’alto, quindi il nostro servizio permette di integrare questi dati con le visuali frontali dal terreno e avere quindi un maggior numero di informazioni a disposizione”.
Al momento i contatti sono stati presi solo con il Canton Ticino – e i dati possono essere raccolti ad esempio anche per gli ultimi disagi avvenuti nel Mendrisiotto –, mentre con i Grigioni non ci sono ancora stati, ma “niente impedisce di registrare foto e dati anche in Mesolcina, poi dal momento che saranno presenti potremo fornirli a Coira se li vorranno” aggiunge Bernasocchi.
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Infine va segnalato che l’operazione di registrazione delle foto e dei dati è aperta a tutti, non solo agli enti di intervento: bisogna prima di tutto scaricare l’app, poi è necessario registrarsi come utenti QField e infine riempire un breve formulario che una volta completato darà accesso direttamente al progetto con cui si può andare sul terreno a mappare. “Per svolgere il compito serve però ovviamente anche un telefono con il gps e in grado di fare delle buone foto. È pure molto importante però dire a chi è interessato di non andare a mettersi in pericolo per scattare delle foto, la sicurezza viene prima di tutto”.
Non c’è un limite temporale in cui inserire le fotografie e i lavori sono già iniziati: “Abbiamo già diverse foto registrate, negli ultimi giorni sono stati inseriti dati anche di Airolo, pure toccato dagli eventi. Anche a Prato-Sornico si sta iniziando a ‘far passare’ un po’ tutto il paese con questo sistema che è stato fornito anche ai volontari sul posto” conclude Marco Bernasocchi.