Elezione del Consiglio federale

Il rappresentante delle Alpi e quello delle città

Uno ha 39 anni, l’altro 59: Jon Pult e Beat Jans sono i candidati ufficiali alla successione di Alain Berset mercoledì. Il loro profilo e quello di Gerhard Andrey, il verde che attacca un seggio del PLR

  • 12 dicembre 2023, 05:51
  • 12 dicembre 2023, 08:09
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Beat Jans e Jon Pult si contendono la poltrona lasciata da Alain Berset

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Di: ATS/TG/pon

Ottanta anni fa, il 15 dicembre del 1943, un socialista entrava a far parte per la prima volta del Consiglio federale. Due mesi prima, alle elezioni federali di ottobre, il PS aveva conquistato 56 seggi al Nazionale e 6 agli Stati (quest’anno, a titolo di paragone, 41 e 9). A quel punto ottenne la poltrona in Governo che reclamava dal 1929 e la scelta cadde sullo zurighese Ernst Nobs.

Un politico noto quantomeno dal 1918, quando un appello allo sciopero generale lo fece finire in carcere, ma che aveva via via moderato le sue posizioni. Il PS fu poi nuovamente assente dall’Esecutivo dal 1953 al 1959, quando vi rientrò con due rappresentanti: l’inizio della formula magica. Nonostante qualche crisi, come nel 1993 quando il Parlamento preferì Francis Matthey alla candidata ufficiale Christiane Brunner e l’eletto rinunciò, lasciando spazio a Ruth Dreifuss, nulla è più cambiato.

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Ernst Nobs, qui con la moglie a una mostra nel 1951, fu il primo consigliere federale socialista

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Una di queste due poltrone si libera alla fine dell’anno, per le dimissioni di Alain Berset, e sono due i candidati ufficiali che il gruppo ha designato per la sua successione. I partiti che li hanno ascoltati in audizione non hanno espresso preferenze chiare. Salvo sorprese, uno di loro diventerà il sedicesimo rappresentante del PS nella storia dell’Esecutivo federale. Ecco chi sono.

L’enfant prodige Jon Pult

Grigionese della Bassa Engadina - è nato a Scuol il 12 ottobre del 1984 - Jon Pult è un “enfant prodige” della politica, conosciuto per le sue abilità retoriche. Storico di formazione - ha studiato a Zurigo - e consulente nella comunicazione di professione, se dovesse spuntarla entrerebbe in Governo prima del compimento dei 40 anni, persino di qualche mese più giovane di quanto non fosse il già citato Berset nel 2012. Potrebbe quindi potenzialmente segnare la politica elvetica per un lungo periodo. Il dimissionario friburghese, non va dimenticato, al momento del ritiro è il consigliere federale con la maggiore anzianità di servizio, ma comunque anagraficamente il più giovane dei “sette saggi”.

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Jon Pult, 39 anni e una rapidissima carriera politica alle spalle

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Pult era il più giovane anche fra gli aspiranti ministri fra cui il gruppo socialista ha potuto scegliere. La sua parabola politica è però già lunga: è entrato in Consiglio comunale a Coira nel 2004, a 19 anni. A 24 è diventato presidente del PS grigionese, a 26 granconsigliere, a 29 presidente dell’Iniziativa delle Alpi, a 35 consigliere nazionale e a 36 - un solo anno dopo il suo ingresso sotto la cupola di Palazzo - vicepresidente del Partito socialista svizzero. Sembra la carriera di un predestinato e peraltro da tempo viene indicato come un futuro papabile per una poltrona di consigliere federale. A suo svantaggio, va detto che non ha alcuna esperienza in un Esecutivo ma solo nei Legislativi.

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Erano i sei aspiranti a una candidatura ufficiale: da sinistra Beat Jans, Daniel Jositsch, Jon Pult, Evi Allemann, Roger Nordmann e Matthias Aebischer

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A dargli notorietà sul piano nazionale è stata soprattutto la presidenza dell’Iniziativa delle Alpi, volta a promuovere il trasporto di merci su rotaia piuttosto che su gomma. Al Consiglio nazionale guida peraltro la Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni, con competenza e in “modo piacevole”, riconosce anche un rivale politico come il liberale-radicale Christian Wasserfallen. Il maggiore successo politico, Pult lo ha però forse ottenuto a livello cantonale: sotto la sua guida, socialisti e verdi riuscirono ad affossare alle urne i progetti olimpici grigionesi, sostenuti da un ampio fronte borghese e dal mondo economico. Il 12 febbraio del 2017, il 60% dei cittadini disse “no”.

Jon Pult, chi è il candidato per il posto di Berset

Telegiornale 09.12.2023, 20:00

Sulla sua pagina online Pult scrive che si batte “per una Svizzera sociale, ecologica e aperta”, si vuole “costruttore di ponti e non di muri”. Nell’annunciare la sua candidatura, aveva indicato la riforma della sanità, la politica climatica e quella europea come le maggiori sfide da affrontare. Aveva inoltre dichiarato che - contrariamente a quanto fece Ignazio Cassis - non avrebbe rinunciato al suo secondo passaporto, quello italiano, che possiede sin dalla nascita. È saldamente di sinistra, ma non tanto quanto si possa pensare, secondo Smartvote, che lo colloca esattamente al centro del gruppo socialista. Riguardo alla neutralità e alla guerra in Ucraina, si era detto favorevole a permettere a Stati terzi di consegnare a Kiev le armi di fabbricazione svizzera in loro possesso.

Guarda, il villaggio di Jon Pult

Telegiornale 10.12.2023, 20:00

Pult ha detto di voler rafforzare la coesione nazionale e di certo non gli mancano gli strumenti per dialogare con tutto il Paese: di lingua materna romancia e italiana, ha imparato il tedesco a scuola e lo considera ormai “suo”. Ha inoltre una buona padronanza del francese. L’essere un rappresentante della quarta Svizzera, inoltre, potrebbe costituire un atout: un solo romancio ha fatto parte del Governo in tutta la storia: Felix Calonder, anche lui di Scuol, fra il 1913 e il 1920.

RG 07.00 del 11.12.2023 La storia di Felix Calonder nel servizio di Sofia Stroppini

RSI Svizzera 11.12.2023, 11:48

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I Grigioni mancano dal Governo dalla fine 2015, quando se ne andò Eveline Widmer Schlumpf. Prima di lei hanno avuto altri tre ministri.

Beat Jans, uomo delle città e vicino al popolo

Se Jon Pult rappresenterebbe in Governo una delle regioni più periferiche della Svizzera, tra l’altro venendo eletto subito dopo la prima giurassiana Elisabeth Baume-Schneider, il suo rivale Beat Jans costituirebbe un tipico rappresentante delle città. E in particolare di un cantone urbano, Basilea, che nell’Esecutivo manca ormai da mezzo secolo.

Successione Berset, il ritratto di Beat Jans

Telegiornale 08.12.2023, 20:00

La seconda differenza fra i due candidati che salta subito all’occhio è l’età: Jans è nato a Riehen il 12 luglio del 1964, ha quindi 59 anni, 20 in più di Pult. Ha cominciato a far politica più tardi, a 34 anni, ma due anni dopo era già presidente della sezione cantonale, che guidò alla conquista di un terzo seggio in Governo, all’inizio di un’era di 16 anni di maggioranza rosso-verde. Venne eletta allora Eva Herzog, oggi protagonista della politica federale e candidata sfortunata al Governo, battuta dalla già citata Elisabeth Baume-Schneider. Alle radici del successo dei socialisti renani sotto la guida di Jans ci fu anche la capacità di integrare nel partito persone con un passato migratorio, come l’ex consigliere nazionale Mustafa Atici. Già 20 anni fa, inoltre, Jans propugnava la necessità di aumentare il numero di donne in Governo.

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Beat Jans, 59 anni. Dopo essere stato parlamentare federale, presiede ora il Governo basilese

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Entusiasmo, eloquenza e vicinanza al popolo sono le caratteristiche principali di questo figlio di operai, che dopo un apprendistato agricolo e una formazione di agrotecnico ha proseguito gli studi, laureandosi al Politecnico di Zurigo in scienze ambientali. Dal 2001 Jans è entrato nel Gran Consiglio basilese e poi nel 2010 al Consiglio nazionale, subentrando al dimissionario Rudolf Rechsteiner. Si fece rapidamente un nome come specialista di ambiente ed energia e lavorando per Pro Natura. Del 2015 è la sua più grande sconfitta: la frazione parlamentare socialista gli preferì Roger Nordmann quale capogruppo. L’anno seguente, però, Jans venne eletto vicepresidente del PS nazionale.

Rieletto ancora brillantemente al Nazionale nel 2019, Jans voltò infine le spalle a Berna nel 2020, quando al primo tentativo (e già al primo turno) fu eletto nel Governo basilese. Sulla scia di quel risultato, assunse anche la presidenza dell’Esecutivo renano, anche se avrebbe preferito il Dipartimento di economia, socialità e ambiente.

L’esperienza in un Esecutivo è un atout che, secondo taluni esperti, gli dà un piccolo vantaggio nella sfida con Pult. Il rovescio della medaglia, è che da tre anni non frequenta più regolarmente il Palazzo e quindi gli ex colleghi che saranno chiamati a eleggere il prossimo consigliere federale.

Audizioni dei contadini per Pult e Jans

Telegiornale 04.12.2023, 20:00

Decisivo potrebbe essere il mondo contadino, forte di una quarantina di rappresentanti sotto la Cupola e che si dice abbia già influito in maniera importante nell’elezione di Baume-Schneider. Pur appartenendo a quel mondo, Jans era inviso alla lobby per essersi battuto in passato per l’abolizione dei contributi per animali, ma anche Pult non si è fatto degli amici con la campagna della sua agenzia di pubbliche relazioni prima del voto sull’iniziativa popolare per acqua potabile pulita e cibo sano. Dopo aver ascoltato i due candidati, a inizio mese, la Conferenza dei parlamentari contadini aveva detto di aver riscontrato grandi differenze, ma non si era schierata apertamente né con l’uno né con l’altro.

Il gruppo PS sceglie Jans e Pult

Telegiornale 25.11.2023, 20:00

Gerhard Andrey, uomo dai molti talenti

L’elezione del successore di Alain Berset potrebbe essere influenzata da quanto accadrà prima nella sala del Consiglio nazionale. L’assemblea federale, infatti, dovrà inizialmente rinnovare il mandato dei sei consiglieri federali già in carica, in ordine di anzianità di servizio a partire da Guy Parmelin. Il secondo a passare l’esame sarà Ignazio Cassis ed è da prevedere un attacco dei Verdi alla sua poltrona. Gli ecologisti non hanno fatto mistero di voler modificare la formula magica mirando a uno dei due seggi del PLR. Il prescelto per tentare la scalata è Gerhard Andrey, che nel 2019 è stato il primo consigliere nazionale ecologista eletto nel canton Friburgo.

Quarantasettenne, è cresciuto a Heitenried, località di campagna nel distretto di lingua tedesca della Sense, ma parla con sicurezza anche il francese e l’inglese, oltre allo spagnolo. Oggi vive a Granges-Paccot. È un imprenditore informatico, fondatore nel 2007 di un’azienda, la Liip, che oggi ha oltre 200 dipendenti in Svizzera. È un ambito al quale è arrivato dopo essersi formato come falegname e ingegnere del legno. Fa parte dei gruppi parlamentari che si occupano del digitale e della cybersicurezza. È anche fra gli iniziatori di “La Gustav”, un progetto che offre uno spazio formativo a giovani musicisti.

Consiglio federale, i Verdi puntano su Andrey

Telegiornale 31.10.2023, 20:31

Il suo tentativo non sarà il primo di un ecologista intenzionato ad accedere alla stanza dei bottoni: la prima candidatura ufficiale fu quella di Cécile Bühlmann contro Samuel Schmid nel 2000. Luc Recordon ci provò contro Christoph Blocher nel 2007, ma si ritirò nel momento in cui si profilava il ribaltone compiuto da Eveline Widmer Schlumpf, e nel 2008, quando alla fine a spuntarla fu Ueli Maurer. Nel 2010 Birgit Wyss ottenne solo pochi voti nella sfida a Johann Schneider-Ammann. Da ultima, fu la volta di Regula Rytz, che dopo “l’onda verde” delle federali 2019 attaccò - già allora - una poltrona liberale-radicale. A suo favore andarono 82 schede nel confronto con Ignazio Cassis, mentre quando fu il turno di Karin Keller-Sutter vi furono 16 voti sparsi e 39 astensioni.

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Gerhard Andrey: al 47enne friburghese è affidato il nuovo assalto ecologista al Governo

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Anche la candidatura Andrey sembra destinata a un nulla di fatto: avrebbe bisogno del sostegno di partiti di Governo per fare strada, un’ipotesi remota alla luce delle audizioni (solo PS e Verdi liberali lo hanno voluto ascoltare) e dell’ordine di votazione: i socialisti, per esempio, appoggiando un ribaltone dovrebbero temere gesti di rivalsa nel corso della mattinata. Il PLR, in particolare, ha fatto sapere che appoggerà uno dei due candidati ufficiali alla successione di Berset, ma a condizione che tutto fili liscio in precedenza. Che nel corso della seduta si sviluppi una dinamica incontrollata appare quindi un’ipotesi remota, anche perché il Centro, terza forza per numero di membri della deputazione, ha ribadito a più riprese in queste settimane che non attaccherà un liberale-radicale uscente, riservandosi la rivendicazione di un secondo seggio per il giorno in cui Ignazio Cassis o Karin Keller-Sutter dovesse lasciare il proprio incarico.

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Daniel Jositsch escluso ancora una volta dai suoi compagni di partito, ma potrebbe ricevere voti da destra.

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I possibili outsider

Ipotizzando che dopo la “notte dei lunghi coltelli” si delinei invece uno scenario di una candidatura centrista a un seggio del PLR, nei giorni scorsi era stato fatto dai media il nome di Martin Candinas, 43enne grigionese che ha presieduto il Consiglio nazionale nell’ultimo anno della legislatura, fino al 3 dicembre. “Non ho parlato con nessuno. È uno scenario ipotetico che non succederà mai”, ha però commentato l’interessato. Meno remota è l’ipotesi che dal campo borghese arrivino voti verso un socialista non incluso nel ticket ufficiale. Nei ranghi dell’UDC, ma non solo, sono state espresse a titolo personale perplessità su Pult e Jans, da alcuni considerati troppo a sinistra. Ecco quindi che potrebbe rispuntare il nome dello zurighese Daniel Jositsch. Quest’ultimo - brillantemente riconfermato il 22 ottobre - ci aveva già provato nel 2022, ma il PS aveva insistito per una donna. Aveva ricevuto comunque 58 voti al primo turno, accolti senza battere ciglio, cosa che molti compagni non sembrano avergli perdonato e che potrebbe aver contribuito al risultato della procedura di selezione interna: sia nei 10 turni necessari per scegliere Beat Jans come primo candidato che negli 8 che hanno portato a proporre Jon Pult, infatti, il 58enne è sempre stato il primo eliminato. I finalisti sconfitti erano stati rispettivamente Evi Allemann e Roger Nordmann. L’ultimo aspirante era Matthias Aebischer. Jositsch viene indicato come possibile “candidato selvaggio” di quella parte della destra, che riconosce il diritto del PS di disporre di due seggi, ma non si farebbe scrupolo a puntare su un nome ritenuto maggiormente vicino al centro dello scacchiere politico.

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