Disdire il partenariato con Philip Morris sarebbe un cattivo segnale per tutte le grandi aziende con sede nella Confederazione. A dirlo è Swissholdings, che riunisce le multinazionali presenti in Svizzera e si inserisce nel dibattito sulla controversa sponsorizzazione del colosso della sigaretta al padiglione elvetico dell’Esposizione universale di Dubai del 2020.
L'industria del tabacco è una forte presenza nel paese da molti anni, i tre principali produttori vi hanno sedi e contribuiscono all'economia con 6 miliardi di franchi e 11'000 impieghi, secondo il direttore Gabriel Rumo. Perché Philip Morris non dovrebbe poter contribuire finanziariamente alla presenza rossocrociata all'Expo (con un 1'800'000 franchi)? Rumo non nega che il tabacco sia un prodotto con effetti nocivi, ma sottolinea come Philip Morris stia innovando, con profitto per tutta la regione in cui è presente da 50 anni. Nei confronti delle multinazionali, secondo Swissholdings, c'è un'ipocrisia diffusa: ne vogliamo i vantaggi economici da un lato ma le si attacca dall'altro.
Ma non c'erano altre società "meno problematiche" interessate a partecipare all'Expo? Per Rumo, tutte rischiavano delle critiche, c'era stata polemica anche su Nestlé nel 2015 a Milano: "Se vogliamo mettere barriere, allora ci addentriamo in un difficile dibattito etico e morale, in cui bisognerebbe andare fino in fondo". Si attende ora la decisione di Ignazio Cassis, messo sotto pressione dalle proteste giunte anche dall'Organizzazione mondiale della sanità.