I fattori socio-economici hanno avuto un ruolo nella scelta delle persone di farsi vaccinare o meno contro il coronavirus, secondo uno studio dell'Alta scuola di scienze applicate di Zurigo, che ha pubblicato mercoledì i suoi risultati sulla rivista "Swiss medical weekly". Chi ha un reddito e/o un livello di istruzione elevato è stato più incline a farsi immunizzare, così come chi vive in zone urbane, soffre di una malattia cronica o ha competenze sopra la media in ambito sanitario.
Chi vive in campagna, ha meno fiducia nelle autorità o nella scienza ha invece più spesso rinunciato alla puntura protettrice, nella maggior parte dei casi (il 57%) per timore di effetti secondari e dubbi sull'efficacia dei preparati.
Lo studio si basa sui dati di 2'400 persone raccolti nel "Covid-19 Social Monitor" fra giugno e dicembre del 2021.
Cresce la fiducia, diminuisce la prudenza
Una seconda ricerca condotta invece nella seconda metà di marzo mostra come la qualità di vita sia percepita come buona o più dall'86% della popolazione (84% in dicembre) mentre il tasso di quanti si sentono sotto pressione psicologica è sceso dal 26 al 24% (ma è al 37% fra i giovani) e il senso di solitudine è ancora percepito dall'8% (si era al 12% tre mesi prima).
E mentre aumentano anche la fiducia nelle autorità e nei media, pur senza tornare ai livello prepandemici, cala nettamente il rispetto delle abitudini precauzionali che avevamo fatto nostre: coloro che rispettano le distanze sanitarie sono ancora solo il 56%. Erano ancora più di tre quarti a fine 2021.