È iniziato venerdì davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo a una trentenne svizzera accusata di viaggi con finalità jihadiste. Alla donna è contestata la violazione della legge federale che vieta i gruppi al Qaida e IS.
Nel dicembre 2015 l'imputata, domiciliata a Winterthur, ha viaggiato illegalmente col figlio, allora di 4 anni, dall'Egitto verso la Siria per unirsi ai combattenti del sedicente Stato islamico. Ha venduto tutto ciò che aveva per finanziare il viaggio a Raqqa. Secondo l'atto di accusa, ha pagato 12'000 franchi a un'organizzazione di trafficanti per arrivare a Creta. Ha proseguito in aereo fino ad Atene con l'intenzione di recarsi poi in Turchia e raggiungere infine il territorio siriano. È stata arrestata dalle autorità greche il 2 gennaio 2016 alla frontiera turca.
Convertitasi all'Islam nel 2009, ha respinto i valori occidentali e ritiene di non avere alcun futuro in Svizzera, Stato che a suo avviso combatte l’IS ed è quindi giusto che sia colpito da un attentato.
ATS/EnCa