Conta 260 pagine e lo si troverà nelle librerie dal prossimo mercoledì. Il suo titolo nella versione in tedesco è "Daniel Koch, Stärke in der krise" (la forza nella crisi), tradotto in francese in "La calma nella tempesta". Un libro che ripercorre tutta la carriera dell’ex capo della Divisione malattie infettive dell’Ufficio federale di sanità pubblica, scritto quasi interamente dal medico Ruedi Grüring. Quasi interamente, perché la parte dedicata al coronavirus e al lavoro di Koch l'ha invece scritta lui stesso. Daniel Koch, soprannominato “mr. Coronavirus” non ha perso l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Volto-simbolo della lotta contro la pandemia e delle conferenze stampa da Berna dell'Ufficio federale della sanità, dopo il pensionamento non è sparito, anzi, lo abbiamo visto tuffarsi nell'Aare in giacca e cravatta, fare footing o pagaiare in compagnia del cane, ma anche sorseggiare una birra affermando "la Corona è la mia preferita".
I passaggi più piccanti del libro, quelli dedicati proprio alla crisi sanitaria, sono anticipati dal TagesAnzeiger. "Ho più volte offerto le mie dimissioni a Pascal Strupler" (direttore dell'Ufficio federale della sanità), afferma Koch, che rivela di essersi trovato spesso in totale disaccordo con gli esperti della taskforce federale. È stato per esempio il caso quando ad inizio emergenza si è trattato di decidere quale linea seguire: introdurre divieti per la popolazione, il coprifuoco, chiudere i confini secondo il modello asiatico, oppure puntare sulla responsabilità individuale seguendo il modello svedese?
Contrario alla linea dura
La Svizzera per finire ha scelto una via di mezzo, introducendo sì delle limitazioni, ma fino a un certo punto. Tuttavia, "c’è stato un acceso dibattito, durato settimane”, racconta Koch, contrario alla linea più dura e che si è dovuto battere perché venissero proposte solo misure che la popolazione potesse comprendere e sostenere a lungo termine. In diversi passaggi critica inoltre i vari epidemiologi che si sono espressi sui media parallelamente alle autorità sanitarie della Confederazione, prevedendo scenari catastrofici con decine di migliaia di morti. "Questo ha reso nervosi i responsabili della comunicazione ufficiale, volutamente più pacata", rivela Koch, che più volte sollecitato si è rifiutato di avviare una disputa tra esperti in pubblico.
Koch non risparmia neppure l’applicazione per telefonini Swisscovid, per il tracciamento dei contatti: “È sicuramente un prodotto di successo, ma penso che lo sviluppo abbia richiesto troppe risorse e distolto l’attenzione da aspetti molto più importanti della lotta contro la pandemia”. Ma per finire sottolinea: “Ora l’app c’è, non ha senso non utilizzarla”.