Non più la pandemia, le difficoltà nelle forniture di materie prime o energia: il problema numero uno per le aziende svizzere si chiama carenza di manodopera. Riguarda piccole e grandi imprese, dall'industria ai servizi, stando al sondaggio commissionato da UBS tra 2’500 aziende svizzere e pubblicato oggi (martedì).
Una ditta su cinque riesce ad occupare le posizioni solo facendo compromessi sulle qualifiche richieste, ma più della metà fatica o non riesce a occupare i posti vacanti, con una pesante conseguenza: il sovraccarico del personale.
Risultati allarmanti, secondo l'economista di UBS Alessandro Bee, perché “questa carenza potrebbe intaccare la motivazione e le prestazioni degli impiegati, ma anche lo spirito d'innovazione delle aziende”.
Il futuro a tinte scure: entro fine decennio potrebbero mancare 2-300'000 lavoratori
E se la situazione attuale preoccupa, ancor peggio appaiono le prospettive future rilevate dal sondaggio: quasi il 40% delle aziende interpellate prevede infatti che nei prossimi 5 - 10 anni la carenza di manodopera si accentuerà. E, secondo gli scenari degli economisti di UBS, entro la fine del decennio potrebbero mancare tra i 200 e i 300'000 lavoratori.
Le contromisure pensate dalle aziende per far fronte alla penuria non sorprendono: “In molti casi si pensa a sfruttare meglio l'attuale personale”, spiega Bee, “il che significa cercare di rinviare il momento del pensionamento per il personale anziano, ma anche creare le condizioni affinché gli impiegati a tempo parziale decidano di aumentare la propria quota”.
Quel che secondo l’economista di UBS invece sorprende, è che solo poche aziende - il 15% - valutino di reclutare più personale all'estero.