Svizzera

La morte nell’era digitale

Sono sempre di più le società che offrono servizi per la successione dei dati personali: TA-SWISS ha analizzato rischi e opportunità delle proposte esistenti 

  • 9 luglio, 21:44
  • 10 luglio, 07:48

L'eredità digitale

Telegiornale 09.07.2024, 20:00

Di: ATS/TG/RSI INFO

La nostra vita è sempre più digitale. Accumuliamo dati, profili social, email, messaggi, conti bancari e migliaia di fotografie. Alla morte di una persona, i familiari possono trovare difficile gestire questa eredità virtuale. Un nuovo studio della Fondazione per la valutazione delle scelte tecnologiche (TA-SWISS) ha analizzato rischi e opportunità di alcuni nuovi servizi specializzati nella “successione digitale”.

“È necessario e utile discutere con la propria famiglia di cosa fare di questi dati, in modo che i sopravvissuti non debbano confrontarsi inaspettatamente con messaggi che, per esempio, ricordano il compleanno di una persona deceduta su Facebook,” sottolinea Francesca Bosisio, professoressa alla scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale e co-autrice dello studio.

RG 07.00 del 10.07.2024 La corrispondenza di Gian Paolo Driussi

RSI Info 10.07.2024, 07:48

Esistono due principali tipi di servizi per la gestione dei dati dei defunti. Il primo tipo, la cosiddetta “tecnologia della morte”, si rivolge a chi vuole prendere accordi in caso di decesso e garantire ai propri cari un facile accesso ai loro account online dopo la morte. “Si evita innanzitutto ai parenti di perdere tempo, perché in caso di decesso bisogna ritrovare moltissimi documenti. Inoltre, si proteggono molte informazioni” sostiene Fabrice Carrel, cofondatore di everlilife.ch. Tuttavia, molte nuove offerte tecnologiche per la morte e il lutto hanno vita breve e scompaiono dal mercato dopo pochi anni o diventano inattive.

Il secondo tipo di servizi è rivolto a parenti e amici per aiutarli a elaborare il lutto. Questi offrono piattaforme per allestire memoriali virtuali e utilizzano i dati del defunto per sviluppare avatar (i cosiddetti “deathbot”) con cui i familiari possono rimanere in dialogo. Le possibilità offerte da Internet, dai social network e dall’intelligenza artificiale stanno stravolgendo i consueti rituali del lutto.

L’immagine virtuale di una persona deceduta però non gode della stessa protezione della personalità dell’originale vivente. “C’è ancora troppa poca consapevolezza del fatto che, con il decesso, lasciamo molti dati personali che le tecnologie di oggi e di domani possono utilizzare senza il nostro consenso”, ricorda Jean-Daniel Strub, codirettore di ethix.

Secondo gli esperti, è fondamentale sensibilizzare maggiormente i cittadini sulla necessità di pianificare la gestione delle proprie tracce digitali. Questo è nell’interesse sia dei defunti sia di chi vive il difficile momento dell’elaborazione del lutto.

È inoltre necessario creare condizioni legali che consentano a tutti di avere il controllo su ciò che accade ai propri dati personali dopo la morte, garantendo anche il diritto alla loro cancellazione.

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