L'esercito avrebbe dovuto ritirare la pistola all'ex soldato che ha ucciso un poliziotto nel maggio 2011 a Schafhausen im Emmental (BE). Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha accolto il ricorso di due assicurazioni sociali che hanno accordato prestazioni alla famiglia della vittima. L'autore del delitto era infatti affetto da gravi disturbi della personalità e nel 2007 era stato dichiarato inabile al servizio. Per questo la sua arma avrebbe dovuto essere ritirata.
Il dramma è avvenuto il 24 maggio 2011. L'ex militare doveva essere sfrattato dal suo appartamento, quando ha aperto il fuoco con la sua arma di servizio. Un agente della polizia è morto sul posto e un altro è rimasto ferito. Condannato a 20 anni di prigione, lo sparatore è deceduto in detenzione nel 2013.
La cassa pensione ha accordato una rendita alle due figlie orfane dell'agente ucciso. L'assicurazione Visana ha versato ulteriori prestazioni alle figlie e alla vedova. Le due società hanno avviato un'azione presso il Dipartimento federale delle finanze (DFF), chiedendo allo Stato di riconoscere le proprie responsabilità.
Nel 2017 il DFF aveva respinto le accuse, ma il TAF ha dato ragione alle assicurazioni: lo Stato avrebbe dovuto partire dal principio del rischio e prendere le precauzioni necessarie ad evitare danni. Secondo i giudici, l'esercito ha creato una situazione di pericolo lasciando l'arma a un soldato inabile al servizio. Di conseguenza, la Confederazione ha commesso un atto illecito. La causa viene rimandata al DFF per verificare altre responsabilità, e la sentenza può ancora essere impugnata davanti al Tribunale federale.