La povertà nascosta

Le conseguenze della pandemia non sono solo sanitarie, ma anche sociali. In questi due anni molte persone hanno perso il lavoro e anche la propria abitazione. A Ginevra il fenomeno si è fatto più evidente e, con l'arrivo dell'inverno, aumentano le strutture che accolgono famiglie intere.

Le telecamere del Telegiornale hanno seguito i volontari che aiutano le persone rimaste senza casa e che portano aiuti di prima necessità a chi si ripara come può durante la notte.

A due passi dalla piazza delle Nazioni, sulle rive del Rodano, centro città. Sotto un ponte alcune tracce. "Si mettono qui perché è più protetto. Sappiamo che si sono rifugiate qui sette donne, tra le quali una incinta di tre mesi", dice Silvana Mastromatteo, fondatrice di Caravane sans frontières.

Situazione simile alla stazione dei treni. L'emergenza cresce e si moltiplicano i luoghi di accoglienza in tutto il cantone. Oltre 600 posti in totale e 15 milioni di franchi: questo il dispositivo messo in campo dal comune. C'è chi viene ospitato per la notte in palestre, chi per qualche ora in un luogo di accoglienza diurno, chi in una chiesa al riparto dal freddo. "Dopo il Covid c'è più precarietà. Fa male vedere la città così", sottolinea Silvana Mastromatteo.

C'è anche chi, invece, riesce a ottenere una camera per l'intera famiglia. Sono sempre di più. Stiamo parlando del progetto Huma, dell'associazione Paidos che per tre mesi, notte e giorno, ospita una quindicina di famiglie. "Ci sono liste d'attesa lunghe, ma è importante non lasciare troppo tempo in strada le famiglie, perché lì la situazione psicologica dei bambini e degli adolescenti peggiora velocemente, quindi si tratta di ridurre i tempi il più possibile", spiega Nicolas Liengme, cofondatore Associazione Paidos.