Il Covid ha colpito più duramente le fasce più povere della società. E questo non solo per le ben note conseguenze economico-sociali, ma anche dal punto di vista delle conseguenze sulla salute delle persone. A dirlo è uno studio effettuato a livello nazionale.
“Le persone residenti in quartieri sfavoriti si sono ammalate di più e più gravemente di quelle appartenenti ai ceti sociali più alti. Sono anche morte di più”, spiega Matthias Egger, epidemiologo e tra gli autori dello studio.
Come si spiega? “Anzitutto hanno un rischio di infezione più alto. Spesso vivono e lavorano in spazi ristretti, con più persone: nei fast food, in fabbrica o nell’edilizia. Mantenere le distanze e proteggersi è più difficile”, aggiunge. “La seconda ragione è un decorso peggiore del Covid a causa di una diagnosi tardiva”, prosegue.
“Occorre fare di tutto, da subito, per ridurre queste differenze. Per esempio dando a tutti la possibilità di potersi assentare dal posto di lavoro senza conseguenze. Oppure garantendo test e vaccinazioni a tappeto e gratuiti”, conclude Egger.
CSI 18.00 del 29.04.2021 Il servizio di Amanda Pfaender
RSI Info 29.04.2021, 20:14
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“E’ una questione che purtroppo è preesistente rispetto al coronavirus. Nelle stesse fasce di età spesso le persone meno abbienti sono meno mobili, più sovrappeso, fumano di più, hanno più tendenza ad avere la pressione alta o il diabete. Con il coronavirus la situazione peggiora ulteriormente”, commenta il medico cantonale Giorgio Merlani.
"Quello che si può fare è rendere più facile la possibilità di fare un test, per questo in Ticino abbiamo i centri cantonali accessibili a tutti telefonando ad un numero verde. L’informazione deve inoltre essere accessibile e comprensibile per tutti, bisogna andare proattivamente dalle fasce più sfavorite e produrre materiale in diverse lingue”, conclude Merlani.