Svizzera

La profonda crisi dei media svizzeri

Meno abbonati e diminuzione delle entrate hanno provocato un importante taglio dei posti di lavoro; e per il futuro? “Gli editori devono collaborare di più”, dice l’esperto

  • 21 gennaio, 07:09
  • 21 gennaio, 07:09
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Un settore in crisi

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Di: SEIDISERA/RSI Info

I media da decenni sono in difficoltà a causa del calo degli abbonati e soprattutto della diminuzione delle entrate pubblicitarie. Negli ultimi mesi, tra i maggiori gruppi editoriali in Svizzera si è assistito a un preoccupante numero di tagli di posti di lavoro. L’Ufficio federale di statistica riporta che dal 2011 al 2019 si è effettivamente registrato un calo di impieghi nel settore. Si è passati da 17’000 posti del 2011 a meno di 13’000 nel 2019. E questa cifra non riguarda solo chi scrive articoli, ma anche il personale che si occupa degli abbonamenti e degli spazi pubblicitari. Anche tra i sindacati di categoria le cose non vanno meglio, ad esempio Impressum, la più grande associazione professionale dei giornalisti, all’inizio degli anni 2000 contava circa 5’000 membri, ora sono scesi a 3’000, e solo nel 2023 ha perso quasi 200 iscritti.

La crisi della stampa scritta

Particolarmente difficile è la situazione della stampa scritta. I tagli nel settore sono stati quasi all’ordine del giorno. Verso la fine di settembre per esempio, il gruppo TX Group, quello del Tages-Anzeiger, ha annunciato il taglio di 48 posti di lavoro. Poche settimane dopo, lo stesso gruppo zurighese ha comunicato la soppressione di altri 35 impieghi presso il quotidiano gratuito 20 Minuten. E non è finita: il gruppo CH Media, in novembre, ha fatto sapere che avrebbe tagliato 150 posti. E a gennaio, il gruppo Ringier, di cui fa parte il quotidiano Blick, ha detto che avrebbe ridotto di 75 posti l’organico. Se si sommano tutti questi numeri, le misure di risparmio hanno portato alla perdita di più di 300 posti nel settore, sia nella Svizzera tedesca che in quella romanda.

Le testate riusciranno a sopravvivere in futuro?

Secondo Vinzenz Wyss, professore di giornalismo presso l’Alta scuola di arti applicate di Winterthur, sì, ma a determinate condizioni. “Dobbiamo renderci conto che l’attuale modello di business sta fallendo”, ha affermato alla RSI. “Sono convinto”, ha continuato, “che se gli editori collaborano di più, condividendo le conoscenze ed esperienze, discutendo insieme quali strategie si sono rivelate sbagliate, potrebbero trovare e sviluppare soluzioni comuni. Un simile approccio potrebbe davvero ridare slancio a un settore in grave difficoltà. Gli editori dovrebbero però essere disposti a esplorare nuove forme di finanziamento diretto dei media o a investire in start-up che potrebbero trasformarsi in offerte giornalistiche di successo. Ci sono quindi molte possibilità ancora inesplorate. Questo, però, presuppone che gli editori siano pronti a mettere in discussione l’idea secondo cui solo il mercato può risolvere tutti i problemi e che siano aperti a collaborare con concorrenti e rivali, condividendo le conoscenze in questa piccola Svizzera plurilingue”.

Seidisera del 20.01.2024 Il servizio e l’intervista di Luca Beti

RSI Info 21.01.2024, 07:09

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