Ticino e Grigioni

Informazione, crisi devastante. "La politica agisca"

I sindacati del settore: "Non solo pubblicità in calo e rivoluzione digitale. Gli editori chiedono soldi, ma non sono disposti a darli ai loro dipendenti"

  • 22 maggio 2023, 19:05
  • 30 giugno 2023, 14:00

Difficoltà dei media, la protesta dei sindacati

SEIDISERA 22.05.2023, 18:40

  • Ti Press
Di: SEIDISERA/Red. MM

I sindacati del settore dell'informazione hanno dichiarato lunedì che in Ticino si è arrivati al limite; la politica - secondo i rappresentanti dei lavoratori - ora deve agire.

Con la maschera bianca sul volto, a simboleggiare la solitudine di chi non viene riconosciuto né ascoltato, i membri di Syndicom, ATG e Impressum si sono piazzati all'entrata di Palazzo delle Orsoline e hanno consegnato le loro rivendicazioni ai granconsiglieri che entravano per la seduta.

La crisi del settore dell'informazione è "devastante", "inarrestabile": alla base c'è il drastico calo delle entrate pubblicitarie, le nuove abitudine del pubblico e i cambiamenti dati dalla rivoluzione digitale. Poi - secondo i sindacati - ci sono sempre più tagli al personale, a scapito della qualità dell'informazione, e parte della responsabilità è anche degli editori.

"C'è incertezza, ci sono condizioni di lavoro sempre più difficili e c'è paura del futuro. Per questo ben due giornalisti ogni settimana lasciano la professione", spiega Roberto Porta, presidente dell'Associazione ticinese dei giornalisti (ATG).

Dal canto suo Rocco Bianchi, di Syndicom, dice: "Più che finita la pazienza, credo sia finito anche il tempo. La stampa di oggi forse non riesce più ad assolvere il servizio che è chiamata a fare, cioè quello di informare la popolazione in maniera compiuta. Siamo veramente molto in difficoltà".

Sia Porta sia Bianchi non hanno dubbi: il settore è con l'acqua alla gola e la politica ticinese deve agire.

"Tre anni fa avevamo sostenuto una mozione presentata in Gran Consiglio per un pacchetto d'aiuto ai media locali. Una mozione che è rimasta praticamente ferma al palo e chiediamo di ripartire con forza, di farne una priorità, perché "media sofferenti" vogliono dire "democrazia sofferente". Questo è un pericolo, anche per una realtà locale come quella ticinese", dice Porta.

Un messaggio alla politica, ma un chiaro segnale anche agli editori.

"Gli editori devono uscire dal paradosso. Gli editori sono anni che chiedono alla politica di intervenire e di ricevere dei soldi. Però questi soldi non sono disposti a darli ai loro dipendenti. Evidentemente il prodotto si abbassa di qualità, perché le indagini internazionali e nazionali, da questo punto di vista sono impietose. Che decidano cosa vogliono fare, chiedono soldi alla politica, investano sul personale, sui loro prodotti", dice Bianchi.

Da 20 anni manca, inoltre, un contratto collettivo di lavoro.

"Il contratto nazionale presenta le condizioni minime affinché un giornalista possa svolgere il proprio lavoro e possa anche avere una visione di quello che potrebbe essere il futuro del suo lavoro".

Oggi ci sono dei giornalisti, non ce ne sono però tantissimi. C'è un po' di responsabilità, anche da parte dei giornalisti, che fanno poco squadra nel rivendicare certi diritti?

"È abbastanza paradossale che noi siamo i primi pronti a denunciare tutte le magagne di questo mondo quando riguardano gli altri. Però quando riguarda noi stessi siamo assolutamente restii a mobilitarci, impegnarci e anche a esporci in prima persona. Dobbiamo onestamente farci delle domande e decidere anche noi che cosa vogliamo fare".

La RSI ha cercato nel pomeriggio l'editore de la Regione, ma non siamo riusciti a parlargli. Ci ha invece risposto l'editore del gruppo Corriere del Ticino, Fabio Soldati.

"Per noi è stato abbastanza devastante la votazione che non ci ha permesso di ricevere degli aiuti dalla politica. È un po' un gatto che si morde la coda. Se da una parte si vuole garantire di più, dall'altra parte siamo costretti a diminuire le pagine, a diminuire la qualità, perché non abbiamo i mezzi", spiega Soldati.

La situazione oggi è stata dipinta dai sindacati come disastrosa per tutto il settore. Dal vostro punto di vista, attualmente, è così difficile la situazione?

La situazione è molto difficile perché oggi le nuove generazioni non leggono più i giornali, perché hanno accesso a tutta una serie di informazioni nel mondo digitale a titolo gratuito. Quindi per noi garantire una qualità e garantire un giornalismo indipendente diventa veramente difficile, perché mancano le entrate", dice Soldati.

Il gruppo dovrà fare presto nuovi tagli?

"Noi ci stiamo analizzando, come penso tutti gli altri gruppi. Vi sarà una riorganizzazione. Noi siamo un grosso gruppo e quindi stiamo valutando una riorganizzazione".

Media: l'esempio del canton Vaud

SEIDISERA 22.05.2023, 18:45

  • Keystone

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