Analisi

Le dimissioni di Amherd e la pressione mediatica

Quanto può risultare intensa per chi sta al Governo del Paese? Le considerazioni di un esperto, già collaboratore di un ex consigliere federale

  • Oggi, 18:42
03:54

I consiglieri federali subiscono la pressione dei media? Ne parliamo con un politologo

SEIDISERA 16.01.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA-Paola Latorre/RSI Info 

Viola Amherd lascerà il Governo per la fine di marzo: lo ha comunicato lei stessa ieri, mercoledì, durante una conferenza stampa a Berna. Il tempo quindi stringe e ora si attende di conoscere chi si candiderà ufficialmente alla successione di quella che, per sei anni, è stata la responsabile del Dipartimento federale della difesa. Da quando la consigliera federale ha annunciato la sua partenza, un altro tema inoltre è venuto a galla: quello della pressione mediatica. In conferenza stampa, Amherd si era espressa così:

“Grazie a voi, che mi avete chiesto tutti i giorni quando avrei annunciato il mio ritiro, ho potuto riflettere e decidere”.

Questa la sua stoccata; in sede di bilancio davanti ai giornalisti ha inoltre sorvolato sulle sue sconfitte (“le troverete già voi”, ha detto), dicendosi convinta che riuscirà a superare anche questa “campagna mediatica” come già fatto altre volte.

Questo fastidio è quindi stato palesato in modo chiaro dalla consigliera federale, che pare aver sofferto, se non subìto, la pressione mediatica. Questa almeno è l’impressione di Nenad Stojanovic: oggi è politologo ma in passato è stato sia giornalista, sia collaboratore personale di un consigliere federale, Moritz Leuenberger. Secondo quest’esperto, che si è espresso ai microfoni di SEIDISERA, le esternazioni della ministra dimissionaria non sono sorprendenti.

“Non sono stato stupito, perché in generale mi è sembrato che, fra vari membri del Consiglio federale, già nel passato lei fosse particolarmente sensibile e forse suscettibile a certi commenti che uscivano nei media”

È stata troppa, secondo lei, la pressione dei media su Viola Amherd?

“No, era sempre nei limiti. Semmai è stata messa sotto pressione in maniera anche relativamente dura da alcuni partiti, in particolare dall’UDC. Ogni membro del Consiglio federale, ovviamente, reagisce in modo diverso a questa pressione: c’è chi dichiara di non leggere i giornali, altri resistono senza problemi. Ecco, forse Viola Amherd anche da questo punto di vista era magari un po’ più suscettibile. Da a fonti di cui mi posso fidare ho saputo che è stata infastidita da alcuni reportage anche della SSR. Quando poi dopo si è trattato di decidere se abbassare il canone, è stata fra coloro che hanno deciso di abbassarlo? Sarebbe un peccato se l’avesse fatto per ripicca. Però, ecco, mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca.

Ma la pressione dei media è così pesante per un consigliere federale?

Penso che in una democrazia avere i media liberi, che siano anche liberi di criticare chi governa, è qualcosa di molto importante. Mi sembra comunque che i media svizzeri, se mettiamo forse via un paio di fogli domenicali, siano comunque rispettosi, ma esprimono pareri anche critici quando necessario.

Secondo lei, c’è stata un’evoluzione nel corso degli anni?

Un’evoluzione c’è stata, ma non per forza è stata negativa. Nei tempi in cui la stampa svizzera era molto più variegata, con tanti giornali proprio legati ai partiti politici, degli attacchi contro l’uno o l’altro consigliere federale erano molto più pesanti. Ecco, mi sembra che tutto sommato i media svizzeri al giorno d’oggi ci tengano ad una certa imparzialità. Fanno degli sforzi maggiori, rispetto a quello che succedeva decenni e decenni fa.

Lei è stato collaboratore di Moritz Leuenberger. Dalla sua esperienza quanto è stressante il rapporto con i media per un consigliere federale?

Mah, può sicuramente essere stressante a seconda delle notizie che escono. È chiaro che quando ci sono delle fughe di notizie, soprattutto se dietro c’è un’intenzione di compromettere il lavoro di un consigliere federale, ecco, certo una cosa del genere dà molto fastidio.

Cassis il prossimo? Secca smentita

E subito dopo l’annuncio delle dimissioni di Amherd, i media hanno speculato anche sulla partenza del ticinese Ignazio Cassis, sostenendo che anche lui potrebbe ritirarsi dal Governo. Ipotesi su cui il suo dipartimento, Il Dipartimento affari esteri, ha fornito (alla RSI e ad altri media) una secca smentita: “Per Cassis le dimissionioni non sono un tema” è stata la lapidaria risposta.

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