Il Consiglio nazionale ha approvato mercoledì la messa fuori servizio di 25 carri armati Leopard 2 dell'esercito svizzero, che potranno quindi essere venduti al produttore Rheinmetall. Manca ancora il parere però del Consiglio degli Stati, oltre a una formale decisione governativa.
Berlino ha fatto richiesta ufficiale, ha ricordato in aula la consigliera federale Viola Amherd. "Ha garantito che non saranno inviati in Ucraina", ha spiegato. Potrebbero però essere ceduti ad altri Paesi europei della NATO.
Solo l'UDC e alcuni esponenti del PLR si sono opposti al provvedimento, accolto con 132 voti contro 59 e 2 astensioni. Il democentrista Jean-Luc Addor e il suo collega di partito Thomas Hurter hanno in particolare affermato che la Svizzera manca già di blindati e che in questo modo si riducono ulteriormente le sue capacità militari. Amherd ha risposto che le forze armate possono farne tranquillamente a meno. Hurter ha anche ricordato che i Leopard 2 in questione, sebbene se su licenza tedesca, sono stati materialmente fabbricati in Svizzera. Ha quindi denunciato "un cambiamento di regole in corso di guerra" riguardo all'esportazione di armi.
Attualmente sono 96 i mezzi di questo tipo che di fatto sono già in disuso, in grado di viaggiare ma non di combattere. Ne sono invece ancora in servizio 134.
Spesa militare
Mercoledì ha fatto pure discutere l'aumento del tetto massimo delle spese dell'esercito per il periodo 2021-2024. Alla fine il Nazionale ha optato - con 108 voti contro 85 - per un incremento di 660 milioni di franchi, al fine di portare il tetto massimo a 21,7 miliardi. Una "decisione contro il buon senso", per chi come il verde Fabien Fivaz ha ricordato che in altri ambiti come formazione e ricerca la Confederazione stringerà la cinghia nei prossimi anni. Il Consiglio nazionale ha pure dato il via libera al programma di armamento 2023 (725 milioni di franchi).