Il materiale bellico prodotto in Svizzera non deve poter essere riesportato verso l'Ucraina, paese invaso nel febbraio 2022 dall'esercito russo. Lo ha deciso oggi, giovedì, il Consiglio nazionale per 98 voti a 75 e 2 astenuti.
Che questa iniziativa parlamentare elaborata dalla Commissione della politica di sicurezza avesse vita difficile era prevedibile: è infatti stata accolta con un solo voto di scarto (13 a 12) in commissione per poi venir bocciata dalla commissione omologa degli Stati.
In questi casi, quando vi è disaccordo tra le commissioni, l'oggetto viene presentato al plenum che ha infine deciso per la bocciatura. Le ragioni? L'iniziativa viola il diritto della neutralità e, appellandosi al diritto di urgenza, modifica la legge sul materiale bellico appena rivista in senso restrittivo nel 2021 in risposta all'iniziativa popolare detta "correttiva" che voleva vietare l'export tout court di armi.
Questa iniziativa parlamentare, che fa il paio con altri tentativi di allentare la prassi elvetica in materia di materiale bellico su cui il parlamento dovrà ancora decidere, auspicava un allentamento della legge in materia affinché la dichiarazione di non riesportazione decadesse "se è accertato che la riesportazione del materiale bellico in Ucraina avviene in relazione alla guerra russo-ucraina". Oltre a consentire l'entrata in vigore immediata grazie al diritto di urgenza in caso di accettazione da parte delle due camere, tale eccezione sarebbe stata prorogabile al massimo per due anni, ossia fino al 2025.
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