Sono oltre una cinquantina gli attivisti pro-Palestina che da ieri pomeriggio (giovedì) stanno occupando l’entrata dell’edificio Géopolis dell’Università di Losanna. A differenza delle proteste in molte altre università del mondo, in particolare negli USA dove ci sono stati scontri e arresti, la manifestazione losannese è al momento pacifica e anche le autorità dell’ateneo si mostrano concilianti.
“Non ci saranno per queste persone sanzioni accademiche, questo lo possiamo garantire. Abbiamo inoltre dato la garanzia che non interverremo finché l’occupazione resterà pacifica” ha dichiarato la vicerettrice Liliane Michalik ai microfoni di RTS.
Anche il rettore Frédéric Herman ieri ha intavolato un dialogo con gli attivisti, a cui è stato concesso di restare nei locali occupati fino a lunedì. E proprio lunedì sera si terrà un’assemblea generale e sarà presente anche il rettorato che cercherà di rispondere alle rivendicazioni studentesche.
Gli occupanti – oltre a lanciare un appello alle altre università e scuole universitarie svizzere a mobilitarsi – avanzano infatti alla direzione dell’università una serie di richieste: vogliono sapere nello specifico quali sono le collaborazioni con le istituzioni israeliane e chiedono che siano immediatamente sospese fino a quando Israele non rispetterà un cessate il fuoco permanente. E vogliono anche una politica proattiva di accoglienza per studenti e ricercatori palestinesi, simile a quella messa in atto dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Meno comprensione all’EPFL: sospesa associazione femminista dopo conferenza filopalestinese
Diversa la situazione al politecnico losannese (EPFL), dove la direzione non è stata altrettanto comprensiva con i movimenti pro-palestinesi. L’associazione femminista Polyquity, che si batte contro ogni forma di discriminazione nel campus dell’EPFL, ha infatti annunciato giovedì sera di essere stata sospesa dalla direzione dell’istituto per motivi considerati “ingiusti”.
La misura è intervenuta in seguito a una conferenza di un’attivista femminista antirazzista che è stata denunciata da un gruppo di studenti ebrei filoisraeliani. In una lettera aperta alla direzione, questi studenti hanno accusato la relatrice di “negare gli stupri commessi il 7 ottobre”, affermando che “non sono stati provati”. Hanno inoltre criticato l’oratrice per aver denunciato “l’uso di casi di violenza sessuale per legittimare la politica colonialista di Israele”, per aver usato i termini “regime di apartheid” o “genocidio riproduttivo” e per aver incoraggiato la solidarietà internazionale con la Palestina.
“Con nostra grande sorpresa, l’EPFL sostiene che sono stati fatti commenti ‘odiosi e minacciosi’, cosa che tutti i presenti possono negare”, ha replicato Polyquity nel suo comunicato stampa. “L’intenzione della direzione è chiara: vietare qualsiasi evento che menzioni la Palestina. Dal 7 ottobre, nel campus non è stato permesso nessun riferimento alla tragedia in corso in Palestina”.
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