Il maxi-processo legato alla 'ndrangheta che prenderà il via domani in Calabria riporta l'attenzione sulla presenza della mafia in Svizzera che "costituisce una piattaforma logistica ideale per i suoi membri", sostiene l'Ufficio federale di polizia (Fedpol)
"Fate attenzione, dopo il denaro dei mafiosi, arriveranno anche loro". L'avvertimento di Giovanni Falcone, il procuratore ucciso da Cosa Nostra a Capaci (Sicilia) nel 1992, si è avverato: secondo stime delle autorità antimafia italiane, sarebbero almeno una ventina le cellule mafiose attive nella Confederazione, cui fanno capo circa 400 persone. La cifra, confermata a luglio da Fedpol, potrebbe essere inferiore ai numeri reali.
I mafiosi, oltre a dedicarsi al traffico di stupefacenti e armi, "si servono della piazza finanziaria elvetica per riciclare denaro e reinvestire i proventi dei reati commessi perlopiù in Italia, nel settore immobiliare, nella ristorazione o in altre attività minori", spiega Fedpol.
Per la ricercatrice Madeleine Rossi, autrice di un rapporto sulle mafie in Svizzera, le autorità elvetiche fanno troppo poco per informare la popolazione e gli inquirenti hanno poca esperienza nel contrasto al fenomeno, tanto che negli ultimi dieci anni sono stati arrestati pochi mafiosi (poche decine).
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