Svizzera

Mancata sanzione contro la Russia, Svizzera contestata

L’ambasciatore statunitense “deluso” dal Consiglio federale e anche il PS si indigna per la mancata ripresa della misura UE sulle filiali estere di grandi aziende – La SECO si difende

  • 18 ottobre, 13:17
01:32

RG 12.30 del 18.10.2024 - Il servizio di Alan Crameri

RSI Info 18.10.2024, 13:10

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Di: RG-Crameri/RSI Info 

La decisione del governo svizzero di non riprendere integralmente le ultime sanzioni europee contro la Russia sta creando polemica. Si tratta di una misura voluta da Bruxelles per impedire che le grandi aziende aggirino le sanzioni attraverso filiali in Paesi terzi.

E quando si immischia l’ambasciatore degli Stati Uniti a Berna, la faccenda non può essere marginale. Scott Miller oggi (venerdì) ai giornali del gruppo Tamedia ha infatti affermato di essere “deluso” dal Consiglio federale, a cui si aggiunge l’indignazione interna espressa dal Partito socialista.

Il nocciolo della questione risale a mercoledì, quando il governo ha comunicato di non aver adottato integralmente il 14esimo pacchetto di sanzioni dell’Unione europea contro la Russia. È la prima volta che succede su sanzioni di stampo economico e in passato era capitato solo sul divieto di alcuni media russi.

La norma scartata da Berna obbliga le aziende a garantire che le loro filiali all’estero non compromettano le sanzioni occidentali. Per il presidente del Partito Socialista Cédric Wermuth si tratta di un favore alle multinazionali delle materie prime con sede in Svizzera, che già stanno approfittando del contesto economico legato alla guerra in Ucraina.

La difesa della SECO: “Ci sono già gli strumenti per intervenire”

Da parte sua la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) si difende spiegando che già oggi ci sono gli strumenti per perseguire chi aggira le sanzioni attraverso le filiali all’estero. A riprova la SECO afferma che sta indagando su vari casi di questo tipo, in cui può esserci un legame (decisionale o finanziario) con un la sede svizzera dell’azienda, e uno di questi è già stato trasmesso al Ministero pubblico.

Lo scetticismo sulla misura europea riguarda invece eventuali sanzioni infrante esclusivamente in una filiale estera, in quanto sono difficili da provare poiché lo Stato terzo (ad esempio in Africa o in Asia) non fornirà assistenza giudiziaria, dal momento che non ha adottato le sanzioni contro la Russia.

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