Erano 37'525 i medici attivi nel 2018 in Svizzera. Oltre 600 in più rispetto all’anno precedente, sulla scorta di una crescita costate da dieci anni. Numeri rilevati dall’ultima statistica FMH; tra le cifre spicca la debole presenza di donne nei posti dirigenziali. Tra i quadri di livello due il 24% è donna, tra i primari il 12%.
Cifre che non sorprendo più di tanto la dottoressa Claudia Canonica, da sei anni primario di Ginecologia e Ostetricia all'ospedale regionale di Bellinzona e Valli:
“La professione medica si è ‘femminilizzata’, soprattutto la ginecologia, ma è vero che le donne si perdono un po’ nel loro iter professionale. La maggior parte perché mettono su famiglia, perché lavorano part-time, o magari perché per qualche anno non lavorano più. Tutto questo rende più difficile proseguire la carriera professionale in maniera determinata”.
Questo significa che il sistema sanitario non riesce a promuovere donne ai vertici se non lavorano a tempo pieno?
“È difficile. Se si parla di vertici, il part-time non è ancora un modello accettato, implementato. Ci sono degli esempi, parlo dell’ambito della ginecologia, di co-primariati gestiti da due donne, ma non è un modello frequente”.
RG 08.00 del 21.03.2019: l'intervista alla dottoressa Claudia Canonica, di Alessia Fontana
RSI Info 21.03.2019, 08:44
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Per le donne è ancora difficile arrivare a determinati livelli di gerarchia?
“Sì. Sicuramente sono stati fatti dei progressi: per quanto riguarda la formazione specialistica, per esempio, ci sono dei modelli di job-sharing che funzionano bene, e viene così facilitato il conseguimento dei titoli di specialità, ma livello di vertici della sanità diventa molto più difficile”.
Lei quanti ostacoli ha trovato durante il suo percorso, e quanti sacrifici ha dovuto fare?
“Non li ho sentiti tali, ma ho sempre dovuto lavorare al 100%: lo spazio per la famiglia era inesistente. C’è chi potrebbe decidere di mettere su famiglia subito e fare carriera in seguito, ma è chiaro che poi sarà necessario lavorare a tempo pieno”.