Le nanoparticelle di plastica nell'acqua sono un tema che suscita spesso preoccupazioni. I minuscoli frammenti di plastica che finiscono nell'ambiente e nell'acqua sono più piccoli di un millesimo di millimetro. Il timore di molti: che le nanoplastiche si trovino anche nell'acqua che beviamo tutti i giorni dal nostro rubinetto. A Zurigo i ricercatori dell'Istituto federale per la ricerca sulle acque Eawag e il servizio di approvvigionamento idrico della città hanno pertanto voluto vederci più chiaro, seguendo il percorso delle nanoparticelle, appositamente contrassegnate. Il risultato: rassicurante.
“I filtri più efficaci si sono rivelati quelli a filtrazione lenta mediante sabbia, che hanno trattenuto oltre il 99% delle nanoparticelle” spiega Urs von Gunten, uno degli autori dello studio dell'Eawag. “Filtri a sabbia che così come quelli a membrana vengono impiegati soprattutto in grandi bacini nei quali viene captata l'acqua dei laghi”.
Ma che dire dei piccoli comuni o delle regioni di montagna che ricorrono ad altre fonti?
“In questi casi - spiega von Gunten - si attinge normalmente ad acqua di falda, che ha attraversato strati di terra e sabbia naturali che sono in grado di assorbire le nanoplastiche proprio come i filtri. Per quanto riguarda invece l'acqua di sorgente, l'effetto filtrante è meno efficace, ma si tratta spesso di sorgenti nei boschi o in montagna dove la presenza di nanoplastiche è minima”.
Allarme sventato dunque per ora per l'acqua potabile in Svizzera, ma le nano e le microplastiche ormai presenti un po' ovunque nell'ambiente rimangono una sfida tutt'altro che risolta.