La vicenda Crypto non influenzerà il lavoro della diplomazia svizzera e lo dimostra anche il fatto che finora non c'è stata alcuna protesta internazionale. Lo ha affermato l'ex ambasciatore svizzero in Iran Tim Guldimann, sottolineando di non vedere possibili danni alla reputazione ma capisce l'esigenza di fare chiarezza all'interno del paese.
"Abbiamo sempre paura di non essere più amati all'estero" - ha affermato il 69enne in un'intervista pubblicata giovedì da 20 Minuten - "Io non ho paura. Né credo che la vicenda Crypto inciderà negativamente sul lavoro della Svizzera in materia di politica estera. Non c'è stata alcuna protesta internazionale e, a quanto mi risulta, nessuno degli Stati interessati si è finora pronunciato sul ruolo della Confederazione."
Dal Notiziario delle 15.00 del 13.02.20
RSI Info 13.02.2020, 16:34
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"La situazione potrebbe diventare più delicata se si scoprisse che il palese abuso di fiducia da parte dell'azienda nei confronti dei governi che erano suoi clienti è stato commesso con la connivenza delle autorità svizzere", ha però sottolineato il diplomatico, che fra 2015 e il 2018 è stato anche consigliere nazionale. "Esplosivo sarebbe il fatto che l'esecutivo sapesse che l'impresa è stata acquistata dai servizi segreti americani e tedeschi. Ma le domande che si pongono sono prima di tutto di politica interna".
Guldimann non è d'accordo con chi nella vicenda vede un'aperta violazione della neutralità. "Non mi piace quando si argomenta sempre con il tema della neutralità. Quanto successo non ha nulla che vedere con questo. In ambito legale la neutralità non ci permette di fornire armi agli stati in guerra, mentre in termini politici dobbiamo garantire che non interverremo nemmeno in futuro, non possiamo quindi aderire alla NATO. Ma qui stiamo parlando di beni che non sono considerati attrezzature militari".