Svizzera

"Non appartengo allo Stato islamico"

Processo per l'attentato di Morges, primo giorno di dibattimento: respinta la richiesta di tenerlo a porte chiuse

  • 12 dicembre 2022, 13:14
  • 14 novembre, 12:20
01:33

RG 12.30 del 12.12.2022 Il servizio di Aron Guidotti

RSI Info 12.12.2022, 14:14

  • Linda Graedel
Di: pon 

Un 29enne cittadino svizzero e turco a processo da questo lunedì mattina al Tribunale penale federale di Bellinzona per l'uccisione di un giovane portoghese, preso a coltellate gridando "Allah Akhbar" davanti a un ristorante di Morges il 12 settembre del 2020, ha difeso in aula la sua visione dell'Islam, religione da lui definita "di pace".

Per l'accusa quello commesso nel canton Vaud fu invece un assassinio commesso per vendicare le vittime della guerra internazionale contro l'autoproclamato Stato islamico. La vittima sarebbe stata scelta a caso. L'accusato, rispondendo alle domande rivoltegli, ha affermato di essere ancora un sunnita praticante, ma senza essere membro di un gruppo particolare. Pur sostenendo l'idea di un califfato, nega di aver frequentato estremisti, se si esclude un uomo ora imprigionato in Francia.

Il processo si tiene al Tribunale penale federale di Bellinzona

Il processo si tiene al Tribunale penale federale di Bellinzona

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Quando gli è stato ricordato che, prima dell'accoltellamento, alla fedpol aveva raccontato di non potersi immaginare di compiere atti di violenza in Svizzera, lui ha risposto che a fargli cambiare idea sono state delle informazioni lette su Telegram.

I capi di imputazione nei suoi confronti comprendono tentato omicidio intenzionale, lesioni semplici, minaccia, violazione della legge federale che vieta i gruppi al Qaida, Stato islamico e le organizzazioni associate (attraverso la diffusione di materiale propagandistico), rappresentazione di atti di cruda violenza, tentata esplosione, violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari nonché violazione della legge sugli stupefacenti. Si tratta di reati commessi in parte anche dopo l'arresto ma in larga misura prima di due anni fa, come l'incendio che aveva voluto appiccare a una stazione di servizio di Prilly per farla saltare in aria, impresa che però non gli era riuscita.

In apertura di giornata, la difesa era tornata alla carica per ottenere un processo a porte chiuse, ma la richiesta è stata respinta come era già accaduto nei mesi scorsi. Si basava sul fatto che il 29enne, dopo 820 giorni in isolamento, fatica a tollerare la presenza di un pubblico. Il processo dovrebbe concludersi mercoledì, ma potrebbe essere prolungato fino a venerdì.

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