Nel 1872 è stata fondata per lottare contro il prestito a usura, e per il direttore Dominique Tinguely l’istituzione ancora oggi ha una funzione positiva. “Lontano dall’immagine sordida veicolata dai film, l’istituto pubblico ginevrino ha un ruolo sociale e cioè lottare contro chi compra oro nei retrobottega o nei bar a vil prezzo”.
La Cassa pubblica ginevrina di prestito su pegno non ha scopo di lucro. Sotto i 250 franchi non preleva interessi e anche quando si raggiunge il 7,5% per le cifre alte, la quota serve a pagare il funzionamento dell’istituzione.
I suoi clienti “abitualmente sono soprattutto donne, in genere africane o del sudest asiatico, abituate a considerare i gioielli un valore rifugio trasformabile in denaro in caso di bisogno”, racconta Tinguely ai microfoni della RSI.
Ma con la pandemia, sul finire del 2020 e all’inizio del 2021, sono apparse facce nuove davanti agli sportelli: “Molti più uomini del solito, anche con una buona posizione, senza le entrate abituali perché la loro attività era momentaneamente ferma. Hanno portato, ad esempio, orologi svizzeri di lusso".
La cassa pubblica è arrivata a erogare prestiti anche di 20'000 franchi. Non si sa se la nuova clientela sarà fedele anche in futuro. Quel che è certo è che quella vecchia, che chiede somme a partire dai 10 franchi, è nel frattempo tornata.
“Non appena l’attività economica è ripartita, si è rifatta viva la clientela di origine modesta, per poter comprare qualcosa di necessario, ma anche per permettersi un piccolo piacere o una vacanza, depositano un oggetto che riscatteranno poco a poco”.
L’anno prossimo, la Cassa pubblica di prestito su pegno compirà 150 anni.