La scorsa primavera, a causa della crisi Covid, la Confederazione aveva imposto agli ospedali di posticipare le operazioni non urgenti. Uno stop di cinque settimane che, stando agli stessi nosocomi, potrebbe causare (entro la fine dell'anno) minori entrate e costi supplementari per circa 2,6 miliardi di franchi.
Lo conferma Anne-Geneviève Bütikofer, direttrice di H+, l'associazione mantello degli ospedali, delle cliniche e degli istituti di cura svizzeri: "Il problema è che non riusciamo a recuperare velocemente le operazioni non eseguite. Potrebbero volerci mesi o anni. Se la Confederazione e i cantoni non faranno la loro parte, gli ospedali avranno perdite abbastanza importanti. Saranno quindi obbligati ad adottare delle misure. A fare delle rinunce o a chiudere dei reparti", avverte.
I cantoni rilanciano la palla nel campo di Berna. "L'ordine di rinunciare per un determinato periodo a degli interventi è arrivato dalla Confederazione. I cantoni non sono stati consultati. Alcuni, probabilmente, avrebbero dovuto adottare misure simili. In altre regioni, però, non sarebbe stato necessario. Noi crediamo che la Confederazione debba quindi prendersi le sue responsabilità", afferma Lukas Engelberger, presidente della Conferenza dei direttori cantonali della sanità.
Ma il Governo da parte sua non promette nulla. "Siamo pronti a discutere sui costi supplementari e a cercare delle soluzioni con tutti gli attori. Ma sulle minori entrate non vediamo il motivo per cui dovremmo pagare. Ci sono stati anche tanti altri settori che hanno avuto minori entrate. E poi, non conosciamo ancora tutte le cifre. Ci vuole più trasparenza", puntualizza il capo del Dipartimento federale dell'interno, Alain Berset.