Settecento migranti, per la maggior parte giovani di origine afghana, sono stati fermati dall'inizio dell'anno nel canton San Gallo al confine fra l'Austria e la Svizzera. Gli arrivi sono in costante aumento, la tendenza si conferma per il settimo mese consecutivo.
Per questo il 4 gennaio a Buchs è stato aperto un nuovo centro d'accoglienza. Giunti in treno, i migranti vengono fatti scendere e condotti alla struttura per essere registrati e sottoposti a un test del coronavirus. Hanno alle spalle un lungo viaggio, attraverso l'Iran, la Turchia, la Grecia e la rotta balcanica. C'è chi è partito ancor prima della presa del potere da parte dei talebani a Kabul.
I motivi dell'ondata non sono ancora del tutto chiari. "È piuttosto una concatenazione di cause", spiega il portavoce della Segreteria di Stato della migrazione, Lukas Rieder. "La situazione economica in Grecia è difficile e trovare sostentamento non è scontato, ma in gioco ci sono anche altre ragioni che superano l'aiuto statale ai richiedenti l'asilo, che in altri paesi è migliore rispetto alla Grecia. Contano anche le competenze linguistiche o i legami familiari."
In base all'accordo di Dublino, chi è già stato registrato in un altro Stato europeo va rispedito lì, ma spesso manca il tempo per farlo: ci possono volere otto settimane per la risposta alla richiesta e nel frattempo a queste persone va garantito un alloggio. Tuttavia, non sono in arresto e una buona parte riprende direttamente il viaggio verso altri Paesi europei, in particolare la Francia.