Svizzera

Perché si cade nella trappola delle fake news?

Le informazioni distorte circolano sempre più velocemente, soprattutto più ci avviciniamo alle presidenziali USA. Come possiamo difenderci? Intervista all’esperto

  • 21 ottobre, 05:50
09:18

Il Faro: nella trappola delle Fake News

Telegiornale 19.10.2024, 20:00

Di: TG/Il Faro/RSI Info 

Oggi dobbiamo convivere con fake news, teorie del complotto e manipolazioni delle notizie. Per capire come difenderci la RSI ha intervistato Mattia Ferraresi, giornalista e autore di un libro sulle fake news “I demoni della mente”, nel quale spiega come le teorie del complotto siano il sintomo di una società che si affida troppo alle emozioni e meno ai fatti. Politici e social media le usano per manipolare, creando divisioni e confermando paure e pregiudizi. Teorie del complotto che semplificano temi complessi (come l’immigrazione o i vaccini) trovano terreno fertile, perché rispondono a bisogni emotivi.

Insomma siamo diventati una società che dà troppo peso alle emozioni a scapito dei fatti?

“Sicuramente. Specialmente nel meccanismo dei social media, sulle teorie più strampalate gioca un ruolo fondamentale perché ciascuno di noi vuole essere rassicurato, vuole essere confermato in ciò che sente. E cercherà tutti gli elementi che possono confermare o addirittura anche radicalizzare ciò che sentiamo. Però non dobbiamo sottovalutare l’aspetto razionalistico. Sappiamo che chi crede alle teorie del complotto oggi non sono soltanto le persone con un basso grado di istruzione (che hanno meno strumenti per riconoscere, ad esempio, le verità scientifiche per discernere), il target di tantissime teorie complottistiche va invece trovato anche tra chi ha un alto livello di istruzione. In teoria queste persone dovrebbero avere più strumenti per dirimere il vero dal falso. Non è così”, sottolinea Ferraresi, ospite a Il Faro, del TG.

Come giudica la stategia di Donald Trump, che usa il trollaggio (provocazioni e azioni di disturbo in rete) e i meme per manipolare le emozioni?

“La giudico una strategia purtroppo vincente. Nel senso che ormai il mondo di Trump, il mondo Repubblicano, ha anche chiarito ed esplicitato la tecnica con la quale procede: individua un problema politico sentito dalle persone (ad esempio l’immigrazione) e invece di fare come tradizionalmente si faceva (cioè con la persuasione, la spiegazione, cercare di articolare il proprio punto di vista), immediatamente trasforma in modo grottesco e parodistico questo problema (che magari ha un fondo di verità) in un meme. Il meme è il modo per generare l’attenzione dei media tradizionali. E il candidato vicepresidente J. D. Vance lo ha addirittura spiegato. Ha detto: noi creiamo meme proprio per generare l’attenzione dei media tradizionali. Cioè ha detto esplicitamente: vi stiamo trollando carissimi amici dei media tradizionali. Voi ci detestate, ma siete costretti ad inseguirci perché vi proponiamo dei meme a cui non sapete resistere”.  

C’è un antidoto per proteggersi da questa manipolazione, da queste fake news?

“L’unico antidoto è rallentare e guardare. Nel mio libro faccio una provocazione, dicendo che l’atteggiamento con cui gli uomini e le donne del mondo contemporaneo guardano la realtà è animato dalla domanda: che cosa c’è dietro? Ecco, io credo che si debba ritornare, anche se è un lavoro molto faticoso, alla vecchia domanda (io credo più utile e produttiva) che è: cosa ho davanti?”

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