Svizzera

Platzer: "Non riapriremo prima di aprile"

Il presidente di Gastrosuisse: "Spero che i cantoni paghino presto, gli aiuti servono ora". Commerci insoddifatti: "Puniti ingiustamente"

  • 13 gennaio 2021, 18:44
  • 22 novembre, 17:49
00:23

Casimir Platzer: "penso che i ristoranti non riapriranno a fine febbraio"

TG Speciale del 13.01.2021 13.01.2021, 17:59

Di: pon 

"Saremo ancora chiusi ancora per sei settimane, anche se vorremmo lavorare, ma capiamo che non è possibile. È positivo però che il Consiglio federale abbia allentato i processi per gli aiuti, che aspettiamo da settimane. In marzo al primo lockdown erano arrivati in qualche giorno, adesso dall’11 dicembre quando sono stati annunciati non c’era ancora niente": reagisce così il presidente di Gastrosuisse Casimir Platzer alle decisioni annunciate oggi, mercoledì, dal Consiglio federale.

"Per i casi di rigore c’erano 26 soluzioni diverse e questo non andava. Spero che con questa decisione possa armonizzare il sostegno nei diversi cantoni e spero che i cantoni reagiranno e faranno i pagamenti velocemente. Ristoranti e bar hanno bisogno di aiuti adesso e non in marzo o in aprile. I 2,5 miliardi decisi in dicembre non saranno sufficienti, l’ha detto anche Ueli Maurer che ci vorrà di più".

A titolo personale, Platzer si dice anche piuttosto pessimista sulla possibilità di una riapertura immediata alla scadenza dei provvedimenti. "Non so se a fine febbraio la situazione sarà cambiata tantissimo, mi aspetto che le aperture dei ristoranti saranno possibili da aprile o maggio", afferma.

Commerci insoddisfatti

Pur riconoscendo che la situazione epidemiologica è critica, Swiss Retail, federazione della vendita al dettaglio in Svizzera, accoglie con meno rassegnazione quanto stabilito dal Governo. In sede di consultazione aveva auspicato solo la proroga delle misure già in vigore. Le nuove minacciano la sopravvivenza di molti negozi e implicano una perdita di 3,2 miliardi di franchi al mese per un settore che con 310'000 impieghi rappresenta il maggior datore di lavoro del paese. I negozianti si ritengono ingiustamente puniti da un provvedimento sproporzionato pur avendo, secondo le loro parole, applicato fin qui in misura esemplare i piani di protezione.

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