Svizzera

"Quasi impossibile escludere dei black-out"

Quali scenari per l'elettricità nei prossimi mesi? "Sappiamo già che la situazione sul mercato sarà molto tesa", sottolinea un esperto di management dell'energia

  • 17 agosto 2022, 14:36
  • 20 novembre, 15:16
02:45

RG 12.30 del 17.08.22 - L'intervista realizzata da Alessio Veronelli con Stéphane Genoud, docente universitario ed esperto in management dell'energia

RSI Info 17.08.2022, 13:26

  • archivio keystone
Di: RG/Alessio Veronelli 

Quanto è concreta per i prossimi mesi la prospettiva di interruzioni nell'erogazione di elettricità? Secondo un esperto, "vista la situazione attuale, escludere dei black-out è quasi impossibile". A sostenerlo è Stéphane Genoud, docente di management dell'energia presso l'Università di scienze applicate dell'Alto Vallese. Volendo ricorrere ad un'analogia la produzione elettrica, spiega, è comparabile "ad un tandem dove ci sono più persone che pedalano contemporaneamente. Questo o quel Paese sono le persone e i black-out si verificano quando il tandem non raggiunge la velocità minima, perché uno dei Paesi non riesce più a produrre. Tutto allora si blocca e tutti finiscono per terra, Svizzera inclusa".

Ora, lo stato della situazione è il seguente: se le centrali idroelettriche e quelle nucleari garantiscono in Svizzera il 70-75% della produzione di corrente, la Confederazione importa comunque da Francia e Germania. Due Paesi che con ogni probabilità, per via di rispettivi problemi, non potranno però assicurare queste forniture nei mesi più freddi.

Quali scenari si delineano, allora, concretamente? "Sappiamo già che la situazione sul mercato sarà molto tesa e che probabilmente verranno annunciate delle sospensioni all'erogazione elettrica di alcune ore, da 4 a 8", risponde Genoud, aggiungendo che "le attività non necessarie dovranno cessare, come ad esempio l'illuminazione delle vetrine". Sarà quindi essenziale ridurre il consumo d'energia per scongiurare un impatto ancora più severo sull'economia. In questo senso, il calcolo è presto fatto, osserva l'esperto. "Prendiamo il PIL, dividiamolo per le 8'760 ore che compongono un anno, togliamo le ore d'interruzione elettrica e abbiamo la fattura finale... Tutti ne risentono. Anche l'agricoltura e l'allevamento. L'impatto sarà enorme".

E sullo sfondo di queste prospettive, secondo Genoud, c'è una considerazione precisa che si impone: "In Svizzera non c'è stata una transizione energetica adeguata... Da anni diciamo di installare più pannelli solari e di puntare anche sull'energia eolica. Se ci fossero pannelli solari su tutti i tetti, non avremmo problemi d'approvvigionamento", sottolinea, esortando quindi a trarre dall'attuale situazione i dovuti insegnamenti: "Se un Paese come la Svizzera non si rende conto dell'importanza di un elemento come l'approvvigionamento energetico, siamo messi male... I mezzi li abbiamo. Dobbiamo solo decidere".

Il Governo pensa a centrali di riserva

Il Consiglio federale, incaricando i Dipartimenti dell'energia e dell'economia, ha deciso mercoledì di avviare i negoziati per la realizzazione in Svizzera di centrali di riserva che spera di poter impiegare già dalla fine del prossimo inverno. La potenza complessiva sarà di 300 MW, l'80% di quella dell'impianto di Muehleberg oggi disattivato, e il loro esercizio sarà disciplinato da un'ordinanza. La Commissione federale dell'energia (ElCom) in uno concetto strategico aveva già chiesto di realizzare per il 2025 due o tre centrali a gas per complessivi 1'000 MW, una parte dei quali potrebbe quindi essere disponibile in febbraio-marzo. Gli impianti dovranno funzionare anche a olio combustibile. Si ipotizza inoltre il ricorso ai 300 generatori di emergenza per una potenza totale di 280 MW circa che Swissgrid utilizza per prestazioni di servizio legate al sistema. Restano però da chiarire le questioni legate alla logistica e al consenso dei proprietari. Inoltre, così come per le centrali di riserva, andrebbero ammorbidite temporaneamente le ordinanze sull'inquinamento atmosferico e fonico.

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