5 giugno 1856, 19 marzo 2023. La storia di Credit Suisse è racchiusa entro queste due date: la fondazione, ad opera di Alfred Escher, per finanziare la nascente industria ferroviaria e non solo; la sua eutanasia, decisa dal Consiglio federale, per evitare nuovi e maggiori disastri ad una piazza finanziaria in acque tempestose.
Una decisione presa in tempi rapidissimi, ma la crisi dell’istituto veniva da lontano. Una decisione che lascia aperti non pochi interrogativi: la riflessione sul ruolo dell’autorità di vigilanza, i problemi di concorrenza (anche se il governo ha decretato che non ve ne sono) e le inquietudini su una banca, la salvatrice UBS, la cui cifra d’affari - dopo l’acquisizione della rivale - supera di molto il PIL elvetico.
E poi la collera degli investitori per l’azzeramento di un tipo di obbligazioni, i provvedimenti per bloccare le possibilità di ricorso, le polemiche politiche con il voto negativo del Parlamento che però non blocca le decisioni. No, del Credit Suisse decisamente non si firirà di parlare nemmeno nel 2024.