Il capo dell'esercito Thomas Suessli vuole chiedere l'anno prossimo al Parlamento un prolungamento della presenza svizzera in Kosovo. Una fine della missione di pace non è infatti a suo dire pensabile: la situazione politica si è addirittura deteriorata. "Se le forze di pace dovessero ritirarsi da Kosovo e Bosnia, questi Paesi probabilmente tornerebbero nell'instabilità, unita a una grande incertezza", ha detto Suessli in un'intervista pubblicata dal "SonntagsBlick".
La Svizzera è uno dei partner più importanti presenti attualmente in Kosovo, con i militi della Swisscoy che partecipano alla KFOR guidata dalla NATO dal 1999.
La situazione nel Paese balcanico è decisamente delicata, se si pensa che il 27 novembre scorso a Gllogjan (nell'ovest del Paese) uno sconosciuto armato di Kalashnikov ha aperto il fuoco contro uno scuolabus di passaggio, senza apparente motivo, uccidendo due studenti e l'autista.
L'esercito e la lotta al Covid-19
Oltre a questo, il capo delle forze armate ha parlato dell'intervento per la lotta al coronavirus, con l'esercito che ha dispiegato ulteriori 120 militi a questo scopo, in particolare in Romandia. La cosa si è inizialmente rivelata complessa per la difficoltà a reperire personale francofono. Per evitare un sotto-utilizzo dei militari giunti sul posto, le richieste di aiuto dei Cantoni sono ora valutate in modo molto più severo rispetto all'inizio della pandemia.