Oltre 100'000 bambini sono colpiti dalla povertà in Svizzera e il loro numero continua a crescere. È l'allarme lanciato a Berna da Caritas, che denuncia l'ignavia del mondo politico. "La Confederazione non manifesta alcuna volontà di agire. Il Consiglio federale lascia che siano i cantoni a occuparsi della lotta alla povertà, ciò che crea disparità di opportunità", sottolineano i vertici dell'associazione chiedendo al nuovo Parlamento di correre subito ai ripari per combattere la piaga a livello nazionale.
La storia di Kim
All'incirca il 6% di tutti i bambini in Svizzera (103'000 su 1,7 milioni) vivono in condizioni di bisogno poiché i genitori non hanno un reddito sufficiente a far fronte alle necessità quotidiane anche se in gran parte lavorano. Un altro 12% cresce in un nucleo in condizioni economiche precarie. Un terzo dei beneficiari dell'assistenza sociale sono bambini e adolescenti.
Prestazioni complementari ticinesi da estendere
Per il direttore di Caritas Hugo Fasel "è intollerabile che sul loro sviluppo pesino le insufficienti disponibilità finanziarie dei genitori, e che siano sanzionati a causa delle situazioni familiari in cui vivono". Eppure, secondo l'organizzazione non governativa esistono misure efficaci per lottare contro la povertà. Il Ticino è stato il primo a introdurre nel 1997 prestazioni complementari per migliorare in modo duraturo la situazione delle famiglie. Più tardi la stessa strada è stata seguita anche da Ginevra, Vaud e Soletta, ciò che ha ridotto il numero di famiglie in assistenza. Tutti gli studi mostrano che si tratta di uno strumento "efficace e che i tassi di povertà sono notevolmente calati ".
Secondo Caritas, il fatto che non esista uno strumento comparabile negli altri 22 cantoni significa chiaramente che ora tocca alla politica federale intervenire, iscrivendo nella legge questo sistema in modo che possa essere applicato ovunque in Svizzera.