“Ognuno ha il suo viso quindi le labbra non stanno bene su tutti i volti cioè si tende a desiderare una bellezza inesistente, che sia surreale. Con i filtri siamo tutti perfetti, ma la realtà non è quella.” A dirlo è Laura Balint, un medico estetico. Ha moltissimi giovani come pazienti.
Incontriamo Michela, è qui per un “ritocchino” estetico. “Ho iniziato a 22 anni e ho fatto il filler alle labbra come primo trattamento. In quel periodo c’era stato il boom di Kylie Jenner, che aveva queste labbra carnose e anche influenzata sicuramente anche dai social”, confida davanti alle telecamere di Falò.
Se fino a qualche anno fa il “ritocchino” era appannaggio di signore mature, per contrastare i segni del tempo, oggi l’età si è enormemente abbassata. Molte ragazze e ragazzi ricorrono ai trattamenti estetici per somigliare alla celebrità di turno ma soprattutto per rincorrere l’ideale di bellezza proposto dai social.
“I social sono un problema: non esiste una bellezza così perfetta”
“I social sono un grosso problema – dice Laura Balint alla RSI - in primis perché arrivano le pazienti con un’idea di bellezza che è falsata, non si distingue più quello che sono i filtri. Non esiste una bellezza così perfetta come si vede nei social. E l’idea del giovanissimo è quella di raggiungere una bellezza che sia perfetta, che quindi porta a delle mostruosità, poiché si va a standardizzare la bellezza.”
Labbra rimpolpate, botox anti-rughe e nasi più armonici, sono fra le principali richieste dei giovani che entrano nei centri di medicina estetica. Il ritocco al naso è uno dei trattamenti più richiesti ed è un trend da postare sui social, come dimostrano i numeri su TikTok, milioni di visualizzazioni per #rinofiller. A farlo non sono solo i millenials ma anche i minorenni.
Come Lucrezia, la gobbetta sul naso per lei era un difetto insopportabile: “Il mio naso non mi piaceva proprio e di conseguenza avevo poca autostima. E poi anche i social hanno fatto la loro parte perché vedevo continuamente foto di nasi perfetti e poi vedevo il mio proprio naso che era proprio brutto.”
“Il Rinofiller – ci dice Luca Borra, chirurgo plastico - è un trattamento che deve essere fatto molto accuratamente conoscendone l’anatomia vascolare, perché altrimenti il rischio è quello di avere una riduzione della vascolarizzazione e quindi anche un’ischemia che è una complicanza grave.”
Vittime di mani inesperte
Chiara ha fatto diversi trattamenti estetici al viso, ma in un caso è stata vittima di mani inesperte.
A Falò spiega: “Il problema principale è stato il trattamento alle labbra, è stato iniettato troppo acido ialuronico, non in maniera armoniosa, quindi iniettato un po’ a caso, così ora la parte sinistra del labbro è più gonfia di quella destra e inoltra in mezzo si è formato come un buco”.
La corsa ai trattamenti estetici spinge sempre più giovani a rivolgersi a strutture non autorizzate, nonostante gli allarmi dei medici, ovunque si moltiplicano le strutture che offrono senza autorizzazione trattamenti di medicina estetica.
“Effettivamente – ci dice Martino Meoli, chirurgo plastico - sentiamo spesso di centri estetici dove fanno venire un medico dall’estero. Addirittura i trattamenti vengono eseguiti da personale non qualificato e dove ovviamente i rischi e le complicazioni sono molto più frequenti.”
Michela ha avuto delle esperienze negative sia in Ticino e in Italia. “La prima volta che ho fatto un trattamento era a Lugano in un salone di parrucchiera in cui veniva questo dentista italiano a fare le punturine, costava pochissimo. Poi sono stata una volta da una pediatra in Italia che mi ha fatto il trattamento nello studio pediatrico che mi aveva fatto le asimmetriche. Ero disperata.”
Si cambia anche il colore degli occhi
Intanto complice il passaparola sui social è diventata molto popolare la cheropigmentazione per motivi estetici, un intervento di chirurgia oculare che consente di cambiare colore agli occhi.
In Svizzera solo da qualche mese alcune cliniche offrono questa procedura, è una sorta di tatuaggio corneale che costa dai 7’000 ai 12’000 franchi.
Sono una decina nel mondo i medici che fanno questo tipo di intervento, fra cui il dottor Renato de Natale, chirurgo oculista. “Le motivazioni che spingono i pazienti a cambiare colore – ci dice - sono le stesse che spingono le persone a fare qualunque tipo di chirurgia estetica, come rifare il naso, il seno o la liposuzione. Alla base c’è un’insoddisfazione del proprio aspetto fisico, il desiderio di cambiare, cambiare in meglio”.
La prima paziente a sottoporsi alla cheratopigmentazione è Roberta, ha 21 anni . Ha gli occhi marroni ma il suo sogno è di averli blu.
“È da quando ho 12 anni che voglio cambiare il colore degli occhi, li voglio celesti, come quelli della Barbie”, spiega.
L’intervento dura poco meno di un’ora, ma in cosa consiste esattamente?
A Parigi incontriamo il dottor Francis Ferrari, è un chirurgo oftalmologo pioniere della cheratopigmentazione.
Alla RSI spiega che: “Ci sono quattro tecniche per cambiare il colore degli occhi, l’ultima tecnica è quella che ho inventato undici anni fa, consiste nel mettere il colore nella cornea. Facciamo prima una cavità circolare con un laser e in questa cavità manualmente mettiamo il colore. “
L’intervento di pigmentazione corneale viene eseguito in anestesia locale.
Ma a lungo termine non c’è il rischio di glaucoma? – gli chiediamo “.Non è impossibile”– ci dice.
Intanto l’ American Academy of Ophthalmology, la più grande associazione mondiale di oculisti mette in guardia su questa procedura a fini estetici.
Anche il dottor Moreno Menghini, primario di Oftalmologia dell’EOC, è preoccupato e alla telecamere di Falò spiega: “La cosa che mi preoccupa molto sono i rischi a lungo termine. Iniettare un corpo estraneo nella cornea può sempre provocare infiammazioni anche più profonde e poi se un giorno si ha bisogno di fare l’intervento della cataratta, anche là sarà molto più difficile per il chirurgo per fare l’intervento. “
Gli chiediamo: cosa pensa di questo intervento? “È assurdo, andiamo a distruggere un miracolo della natura, noi andiamo per motivi anche vanitosi a rischiare una cecità in futuro.”
Le potenziali complicanze a lungo termine della cheratopigmentazione restano intanto ancora sconosciute poiché il follow up dei pazienti già operati ha appena dieci anni.