Lo statuto S deve poter essere ritirato o non rinnovato in determinate circostanze. Una mozione di Benedikt Würth accolta mercoledì dal Consiglio degli Stati vuole mettere fine a forme di “turismo” fra Svizzera e Ucraina. È passata anche una seconda proposta, di Esther Friedli, che vuole limitare i beneficiari a chi viene da regioni dell’Ucraina occupate dalla Russia o toccate direttamente dal conflitto. Il Consiglio nazionale deve ancora pronunciarsi.
Fra i profughi, ce ne sono che rinunciano alla protezione in Svizzera, beneficiano di un aiuto per il rientro in patria e dopo qualche settimana tornano a bussare alle porte della Confederazione, ottenendo nuovamente il permesso. Questo genera costi non trascurabili, argomentava Würth. Chiedeva quindi che perda lo statuto chi si allontana dal territorio elvetico oltre un certo periodo, ha beneficiato di un contributo per tornare in Ucraina o ha ottenuto la protezione in maniera abusiva. Inoltre, questa non dovrebbe essere accordata che una sola volta in un Paese dello spazio di Dublino. Per il Consiglio federale, sono preoccupazioni condivisibili, ma la legislazione attuale già basta a contrastare gli abusi.
Stretta sullo statuto S
Telegiornale 12.06.2024, 20:00
Il Governo si opponeva anche alla proposta della democentrista, che suggerisce di non concedere (e di togliere, se già concesso) lo statuto a chi proviene da regioni lontane dal fronte. Sarebbero inoltre esclusi i cittadini non ucraini, ad eccezione dei rifugiati riconosciuti da Kiev. Per il consigliere federale Beat Jans, invece, “la situazione della sicurezza” è incerta in tutta l’Ucraina.
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