Si sta facendo sempre più acceso il dibattito sulla neutralità elvetica. Il conflitto in Ucraina ha diviso le opinioni politiche tra chi pensa che la Svizzera abbia già fatto troppo, seguendo le sanzioni europee contro Mosca, e chi ritiene che abbia fatto troppo poco.
Sabato il presidente dell'Alleanza del Centro, Gerhard Pfister, ha invocato una politica di sanzioni indipendente e coerente. Domenica il PS, attraverso un atto parlamentare, ha chiesto di usare i fondi congelati delle imprese russe per ricostruire l'Ucraina. Per la destra però i passi fatti sono già troppi e l'UDC condanna l'allineamento alle sanzioni europee. Un discorso sempre al centro dell'agenda del Governo, dunque, tanto che per la consigliera federale Viola Amherd - in visita negli Stati Uniti - sarà inevitabile tornare a parlare di neutralità.
Neutralità sotto la lente
Secondo il professore di storia del Diritto dell'Università di Lucerna, Michele Luminati, intervistato dalla RSI, discussioni di questo genere sono avvenute anche nel 1956 quando ci fu l'invasione dell'Ungheria. "Da un lato - chiosa l'esperto di diritto - c'è chi sostiene la dimensione mitologica della neutralità come elemento del vivere nazionale che nell'800 è stato sicuramente importante per la coesione della Svizzera interna e per il rapporto della Svizzera con l'estero. Dall'altro lato c'è la realtà: la neutralità se la guardiamo da un punto di vista internazionale vuol dire che lo Stato neutrale non interviene in conflitti di altri e non fornisce armi o soldati. Per il resto è una politica e dunque si è volutamente tenuta questa dimensione flessibile per potersi adeguare alle situazioni".
Sempre Luminati spiega che concretamente dagli anni '90 in poi la Svizzera ha seguito tutte le politiche di sanzioni sia dell'ONU che dell'Unione europea. Rispetto alle critiche ricevute dall'estero su quanto uno Stato neutrale possa o non possa fare in casi come quello ucraino, invece, il docente ritiene che a mancare è stata una comunicazione chiara. Per lo studioso non è in ogni caso necessario ridefinire la neutralità, soprattutto se ci si limita alle sanzioni.
E proprio su questo ultimo punto, era atteso per la serata di domenica dall'Unione europea un sesto pacchetto di sanzioni alla Russia ma la discussione slitta alla prossima settimana. A Bruxelles, infatti, non c'è ancora la necessaria unanimità specialmente riguardo all'embargo sul petrolio russo. Embargo che dovrebbe scattare entro sei mesi per tutti, salvo alcuni paesi a cui è stata concessa una deroga come Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria, particolarmente dipendenti dal greggio di Mosca. Contrario però il governo di Orban secondo cui questa proposta minerebbe l'Unità dell'Unione europea.
Embargo petrolio: decisione rinviata
Telegiornale 08.05.2022, 22:00