Il progressivo invecchiamento della popolazione rallenterà lo sviluppo del benessere in Svizzera. Con una serie di misure mirate si potrebbero però mitigare (ma non cancellare) a medio-lungo termine gli effetti negativi sull'economia che si sentiranno soprattutto nei prossimi 10-20 anni, con il ritiro dalla vita attiva della cosiddetta generazione del baby boom. Il tasso di individui di oltre 65 anni rispetto a quelli di 20-64 dovrebbe passare allora del 30% del 2017 al 48% nel 2045. È quanto emerge da quattro studi presentati venerdì a Berna dalla Segreteria di Stato dell'economia.
Secondo i calcoli, tra il 2021 e il 2065 il PIL pro capite crescerà mediamente di quasi 0,3 punti percentuali all'anno in meno per il solo effetto della nuova struttura demografica. Senza cambiamenti nelle spese specifiche per età, la conseguenza sarà un aumento di tasse e imposte.
Gli unici settori a sorridere sarebbero quelli della sanità, il cui contributo al PIL crescerebbe di 1,6 punti percentuali, dei servizi di assistenza e farmaceutico.
L'antidoto? Fra le proposte un aumento dell'età pensionabile di due anni e l'aumento dei tassi di occupazione degli ultra 55enni. Più modesto, ma comunque positivo, sarebbe invece l'effetto di una maggiore partecipazione delle donne al lavoro, migliorando la conciliabilità tra attività professionale e famiglia, o un incremento dell'immigrazione.
L'invecchiamento farà crollare la crescita economica
Telegiornale 15.11.2019, 21:00