Martedì, in Svizzera, si è infranta la soglia dei 1'000 casi giornalieri (esattamente 1’077 positivi al coronavirus rispetto alle 24 ore precedenti) per la prima volta da aprile. Ma a preoccupare è anche il tasso di positività, cioè il rapporto tra il totale dei tamponi effettuati e il numero di contagi registrati.
A livello mondiale, la soglia considerata significativa è fissata al 5%: dato che la Svizzera supera da ormai due settimane.
"Il tasso del 7,1% odierno o quello del 9,7% di ieri è da ritenere allarmante", spiega Didier Trono, virologo al politecnico di Losanna, "Questo perché è più probabile che ci siano individui per strada ignari di portare con sé il coronavirus, che però possono contagiare persone a rischio che sviluppano sintomi più gravi".
Sembra strano che, nonostante l'aumento dei casi, il numero di tamponi effettuati sia in diminuzione. L'Ufficio federale della sanità pubblica ha comunicato che al momento non c'è mancanza di materiale necessario. Nelle prossime settimane, però, la disponibilità di test classici potrebbe diminuire, vista l'elevata richiesta globale.
Didier Trono, che fa parte della task force che consiglia la Confederazione sul COVID-19, guarda quindi a delle alternative: "Attendiamo l'evoluzione dei cosiddetti test rapidi. Un po' meno sensibili, ma capaci perlomeno di registrare la contagiosità".
Svizzera, record di contagi
Telegiornale 07.10.2020, 22:00