La tecnologia anticarro riveste un ruolo molto importante nella guerra in Ucraina e, stando agli analisti, è tra i principali fattori che hanno permesso alle forze di Kiev di rallentare l'avanzata delle truppe corazzate di Mosca. Gli ucraini dispongono di diversi sistemi d'arma tra cui il NLAW (acronimo di: Next Generation Light Anti-Tank Weapon, arma anticarro leggera di nuova generazione). Si tratta di un lanciamissili a corto raggio armato con una potente testata anticarro ad alto esplosivo descritto come altamente efficace poiché colpisce i mezzi dall'alto, nella parte meno protetta. È stato acquistato anche dalla Svizzera.
È stato sviluppato dalla società di armamenti svedese Saab in collaborazione con la britannica Thales Air Defence. La produzione finale avviene in Gran Bretagna, ma in parte è "made in Switzerland" come rilevato da una inchiesta di SRF: la testata proviene infatti dall'Oberland bernese, essendo prodotta dalla Saab Bofors Dynamics Svizzera SA. Secondo la ricerca del programma "Rundschau", dal 2008 la Confederazione ha approvato diverse domande per l'esportazione di testate NLAW in Gran Bretagna.
Il Governo britannico negli ultimi mesi ha consegnato oltre 4'000 NLAW all'Ucraina, di cui 2'000 già prima dell'invasione russa del 24 febbraio. Altri 100 sarebbero arrivati dal Lussemburgo e Kiev ne ha richiesti altri. Dovrebbero arrivarne 6'000.
Stando a quanto appurato da "Rundschau" le forniture sono avvenute nel rispetto delle normative svizzere sull'esportazione di materiale bellico. La richiesta fatta all'acquirente di garantire che non cederà il materiale all'estero, non vale infatti per singole parti o assemblaggi di un'arma.
Un mese di guerra tra Mosca e Kiev
Telegiornale 24.03.2022, 21:00
L'uso di tecnologia svizzera in Ucraina è ritenuto problematico da diversi parlamentari, membri delle Commissioni della politica di sicurezza. La consigliera nazionale verde Marionna Schlatter, lo considera in contrasto con la neutralità e chiede un inasprimento delle normative sull'esportazione. Il suo collega centrista Alois Gmür si interroga sul coinvolgimento della Svizzera nel conflitto, ma ritiene "non problematico" il caso specifico essendo tutto legale. Sulla stessa lunghezza d'onda l'UDC Thomas Hurter, secondo il quale la Svizzera dipende da un'industria degli armamenti che può anche esportare nel rispetto di regole già rigide che possono essere adattate.
La SECO ha rivisto le regole
Il caso degli NLAW ha portato la Segreteria di Stato dell'economia a cambiare approccio. Come confermato alla SRF, la Confederazione ha deciso che d'ora in poi, quando si esportano componenti per armi destinate a società private, "occorre la conferma che il materiale bellico della Svizzera oppure un prodotto realizzato con esso non venga riesportato in Russia o Ucraina".