L’annuncio della chiusura di 170 filiali è stato dato mercoledì mattina dalla Posta. O meglio la cifra si ricava dal confronto con il rapporto annuale pubblicato lo scorso marzo. L’informazione più importante era infatti ben attutita nel comunicato stampa che, come in un pacco ben incartato, conteneva la notizia del giorno.
La Posta chiude altre 170 filiali
Telegiornale 29.05.2024, 12:30
Meno uffici, ha chiarito ai microfoni della RSI il direttore generale Roberto Cirillo, non significa però licenziamenti. “Abbiamo qualche migliaio di collaboratrici e collaboratori che andranno in pensione nei prossimi cinque anni e il nostro bisogno di personale aumenterà. Dobbiamo reclutare nei prossimi anni molte centinaia di posizioni, perciò sono abbastanza sicuro che in media per la Svizzera questo non sarà un problema”, sostiene Cirillo.
Quanto all’impatto sulla Svizzera italiana, è ancora prematuro parlarne, secondo il CEO della Posta. “Questo non possiamo dirlo, perché il processo inizia oggi. Esso prevede che noi incontriamo i Cantoni e i Comuni. Definiremo quali sono i formati che sono più adatti alle differenti situazioni. E poi dobbiamo ancora prendere la decisione su dove investire questi 100 milioni di franchi che abbiamo deciso di mettere a disposizione della rete”.
Nei prossimi quattro anni saranno infatti investiti 100 milioni di franchi per l’ammodernamento delle filiali, per nuovi formati e per il personale. Le 600 filiali che rimarranno da qui al 2028 saranno trasformate in centri di servizi. L’accento sarà posto sulla collaborazione con banche, assicurazioni e autorità. La Posta, infine, intende trovare soluzioni con i Comuni laddove non sarà più possibile gestire le filiali proprio a causa del calo della domanda.
RG 12.30 del 29.05.2024 La reazioni politiche nella corrispondenza di Anna Maria Nunzi
RSI Info 29.05.2024, 15:06
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Le reazioni dei deputati a Berna
I parlamentari della Svizzera italiana, riuniti a Berna per la sessione estiva delle Camere, reagiscono con preoccupazione alla comunicazione della Posta. Molto critico appare il leghista Lorenzo Quadri: “L’impressione è che la Posta smetta sempre più di fare la Posta. Ma che voglia fare punti vendita bislacchi. Ancora un po’ e le filiali rimaste verranno trasformate in special shop di supermercati. Secondo il consigliere nazionale le prestazioni postali allo sportello diventano sempre più marginali: “Perché la Posta si dedica ad altre attività che trova più redditizie”.
Una strategia sbagliata anche per il deputato socialista Jon Pult: “È veramente un errore strategico da parte della Posta. Il servizio pubblico è anche un forte simbolo e naturalmente togliere diversi uffici postali, secondo me, rappresenta un errore perché avranno un costo politico con una perdita di sostegno nella società svizzera e soprattutto anche nelle regioni periferiche”.
Le abitudini della clientela cambiano. Non sorprende dunque che la Posta si adegui, dice il consigliere nazionale Simone Gianini del PLR, che però è critico: “Questa notizia preoccupa molto. Preoccupa molto sicuramente i Cantoni, i Comuni. È quindi importante che la politica, anche quella federale, tenga particolarmente sott’occhio questa evoluzione”.
Meno preoccupato appare Martin Candinas del Centro: “L’aspetto più decisivo non è come la Posta si organizza ma le prestazioni. Questo dobbiamo controllare bene affinché mantenga le attuali prestazioni anche in futuro. La Posta dice che vuole essere vicino alla gente. Occorre perciò guardare quale sono i bisogni del popolo e come vengono forniti con un’agenzia. Da soli o con altri, quello per me non è l’aspetto più importante”.
Per la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin, che è anche presidente del sindacato Transfair, bisognerà “assolutamente osservare la situazione con molta attenzione, perché non ci siano dei licenziamenti e perché davvero il servizio pubblico rimanga garantito fino nelle regioni periferiche. Fino nelle regioni più discoste. Su questo sicuramente faremo molta attenzione”.
Il faccia a faccia sulla Posta
Telegiornale 29.05.2024, 20:00