"L'idea del Consiglio Federale è che fino a quando si riesce a gestire il contagio, il tracciamento delle infezioni funziona e non ci sono grandi differenze di numeri di casi tra le regioni, dobbiamo cercare di non limitare gli spazi di vita. La vita alla frontiera esiste, in Ticino e in altre parti del nostro Paese ci sono famiglie che vivono da una parte o dall'altra del confine, e questa vita non va limitata”. Così, ai microfoni della RSI, il consigliere federale Alain Berset ha spiegato la ratio dietro la decisione del Governo di escludere, a partire da lunedì, le zone di frontiera da quelle zone rosse considerate a rischio contagio e considerarle così una sorta di "zone cuscinetto", da cui si può rientrare in Svizzera senza dover sottostare alla quarantena, almeno fino a quando i numeri dei contagi in tali zone rimangono sotto controllo.
Il Governo, in questo modo, tiene conto sia dell'incremento delle infezioni, sia delle strette interazioni tra le regioni di confine. "Abbiamo deciso, per quanto riguarda i Paesi limitrofi, di inserire regioni a rischio infezione e non l’intera nazione. Questo approccio differenziato tiene conto, naturalmente, della situazione epidemiologica. Non escludiamo che diventino a rischio in futuro, ma l’idea è quella di preservare gli spazi di vita sulla frontiera, dove la gente si sposta, dove vive e dove lavora", ha sottolineato Berset.
Attraverso la regionalizzazione, le persone che rientrano da una regione a rischio sono obbligate a mettersi in quarantena, ma non se sono state in una zona di confine. Nell’applicazione, il Consiglio federale continua a fare affidamento sulla responsabilità individuale della popolazione, che è invitata ad astenersi per quanto possibile dal recarsi in regioni a rischio o ad andare in quarantena al rientro. Già ora i frontalieri sono dispensati dall’obbligo di quarantena. Berset, però, tiene a ribadire che che la situazione attuale non ha nulla a che fare con quello che abbiamo vissuto lo scorso marzo. "Tutti i Paesi fanno molti più test, riusciamo a controllare meglio la situazione epidemiologica, anche i paesi vicino a noi. Questo ci permette di fare questa eccezione, ma è chiaro che, se dovesse ripetersi quanto successo a marzo, allora bisognerebbe riconsiderare tutto”.
Ai cantoni che chiedono di diminuire il numero dei giorni di quarantena, da 10 a 5, per ragioni economiche Berset risponde che la quarantena non è stata introdotta per infastidire la popolazione, ma per controllare l'epidemia. "Ridurre i giorni per ragioni economiche non è un motivo valido dal punto di vista epidemiologico. Naturalmente siamo pronti, sulla base di prove scientifiche, a valutare un adeguamento, ma quello che bisogna davvero considerare è il controllo dell'epidemia", spiega il consigliere federale. "Dobbiamo accettare il fatto che dobbiamo restare prudenti, la discussione però è iniziata e continuerà".
Quarantena per frontalieri esclusa
Il Quotidiano 11.09.2020, 21:00
9 regioni a rischio in Francia
Telegiornale 11.09.2020, 22:00