Il Consiglio federale si prepara per il ritorno dei profughi ucraini in patria anche se la fine del conflitto pare ancora lontana. Se lo statuto S dovesse essere abrogato le autorità vorrebbero che più rifugiati possibile lascino la Svizzera volontariamente. Il governo aveva attivato lo statuto di protezione S il 12 marzo 2022 per proteggere in maniera rapida e semplice i profughi ucraini. Il 9 novembre aveva deciso di non abrogarlo almeno fino al 4 marzo 2024, a meno che la situazione in Ucraina non si stabilizzi in modo duraturo.
Venerdì scorso il Consiglio federale ha preso atto e approvato il piano per una futura abolizione dello statuto per i profughi ucraini. Al contempo ha assicurato che tale piano non rappresenta un pregiudizio per la soppressione dello statuto e che un ritorno sicuro nel Paese non è ancora prevedibile. Il Consiglio federale intende inoltre coordinarsi con altri Stati europei.
Tuttavia, nell’ottica di una pianificazione lungimirante, il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha incaricato la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) di esaminare assieme ai Cantoni le questioni giuridiche, organizzative e processuali legate a un’eventuale futura abrogazione dello statuto di protezione S.
Nel piano si punta a un’abolizione dello statuto S due o tre anni dopo l’inizio della guerra, ossia nel 2024 o 2025. I tempi per lasciare la Svizzera non dovranno essere né troppo corti, né troppo lunghi: si parla di un termine di partenza dell’ordine di sei-nove mesi.
Secondo le previsioni dovrebbero rientrare circa 70’000 ucraini, di cui l’80% spontaneamente, soprattutto famiglie separate dagli uomini rimasti in Ucraina. Il rimanente 20% lascerebbe scadere il termine di partenza, una quota che può variare in base alla durata della guerra e del grado di distruzione della nazione invasa dai russi.
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